Se sei brianzola, abiti a Dublino e ami il calcio, il tuo sogno non può che essere lavorare a fianco di Giovanni Trapattoni. Mito del calcio italiano e commissario tecnico della Nazionale irlandese. Deve averlo pensato nel 2008 Manuela Spinelli, dal 1993 sull’isola cara a San Patrizio, ma nativa di Besana Brianza. Appena 25 chilometri da casa Trap.
«Proprio così - prende la palla al balzo lei -. Spedii un’e-mail alla Federazione, candidandomi a fare da interprete al mister appena seppi che poteva diventare ct dell’Irlanda». Così, qualche mese e tre colloqui dopo, eccola affiancare l’allenatore di Cusano Milanino nelle conferenze stampa in giro per il mondo. «All’inizio fu difficile. Avevo già fatto da interprete nel rugby, ma mai per un tecnico e davanti alle telecamere. E poi non conoscevo ancora bene il Trap, con i suoi aforismi... Non potevo distrarmi un attimo. Se perdi il filo del discorso con lui sei finita!».
Vallo tu a spiegare agli irlandesi che «the cat is in the sack» o che i giocatori «don’t play the violin». È l’nconfondibile stile del Trap. «Ma in Irlanda lo amano anche per questo - spiega ancora una volta la Spinelli -. È spontaneo, generoso e onesto. Per esempio, lui si sforza di parlare inglese per rispetto del paese che lo ospita. Come faceva anche in Germania. E poi è un uomo di un’energia straordinaria e capace. O credete che l’Irlanda parteciperà ai prossimi Europei perché ha una squadra talentuosa?». Come a dire, la qualificazione dei verdi di Dublino ai campionati di Polonia e Ucraina è grosso merito dell’inossidabile Giovanni.
Vero. Anche se a volte il vecchio Trap fa diventare matta Manuela. Come è successo nello scorso giugno, quando davanti a una nutrita rappresentanza della stampa d’oltremanica si lanciò in una filippica conclusa con un «a Milano c’è un detto: non si può avere la gallina col culo caldo e l’uovo ancora dentro. Traduci...». Mani nei capelli in diretta tv e giornalisti allibiti.
E come andò a finire? «Mi disse in dialetto: “Ma come, tu sei delle mie parti e non conosci questo proverbio?” E io gli risposi: “Per me te l’inventi tu”. Però non pensate siano parole a caso. Il fatto è che lui ha sempre in mente che dire. L’importante però è capire che cosa. E per farlo devi conoscerlo, altrimenti rischi delle topiche clamorose».
In Irlanda ormai si sono abituati. Tanto che il vocabolario del Trap è diventato praticamente di uso comune. «Parole come “entusiasmo, fantasia, mentalità” da queste parti non le traduco neanche più. Tutti sanno cosa intende dire il mister. Il problema nasce quando si lancia in in metafore del tipo “boschi che vai, lupi che trovi”...». Eppure l’inglese di Trapattoni non è poi così malaccio. «È basic, ma lui è uno a cui piace imparare. Ogni tanto infila nelle frasi anche qualche parola di tedesco. E lì se ne vedono delle belle...».
Il contratto di Manuela con la Federazione irlandese scadrà dopo gli Europei 2012, che si terranno la prossima estate. In compenso Trapattoni ha appena firmato l’accordo che prolunga la sua permanenza sulla panchina dei verdi sino al 2014, l’anno dei mondiali che si giocheranno in Brasile. «Spero anch’io di essere confermata. Lavorare a stretto contatto con un uomo così straordinario è qualcosa di speciale. E poi devo ammettere che ora mi diverto proprio a interpretare le sue parole».
Prima c’è da vivere l’esperienza in Polonia e Ucraina. L’Irlanda del Trap è stata sorteggiata nel gruppo con Spagna, Italia e Croazia. Girone tosto e la sfida con gli azzurri è più di un derby.
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