La comunità internazionale si è data appuntamento al capezzale dell’Irak nella blindata città balneare egiziana di Sharm el Sheikh. Il vertice ha mosso i primi passi nella direzione giusta approvando un piano quinquennale per far uscire gli iracheni dal pantano della guerra civile strisciante. Aspetto ancora più significativo è diventato l’incontro del disgelo fra Stati Uniti da una parte, Siria e, con maggior cautela, Iran dall’altra. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha pranzato allo stesso tavolo con il ministro degli Esteri iraniano e poi si è vista per mezz’ora con il capo della diplomazia siriana. Gli onori di casa li ha fatti Aboul Gheit, ministro degli Esteri egiziano e diplomatico di lungo corso. Dopo avere aperto la conferenza gli egiziani hanno fatto sedere attorno allo stesso tavolo da pranzo, «molto piccolo» assicura Gheit, la Rice e Manushehr Mottaki, il responsabile della diplomazia di Teheran. «Si sono salutati», ha confermato il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Sean McCormack. Ovviamente è difficile parlare di avvenuto disgelo, ma bisogna tenere conto che Iran e Usa hanno rotto le relazioni diplomatiche nel 1980, in seguito alla presa di ostaggi nell’ambasciata americana di Teheran.
I convenevoli sono il primo scambio di battute ufficiali fra i massimi rappresentanti diplomatici dei due Stati. Inoltre assumono un significato particolare nel momento in cui Washington e il Consiglio di sicurezza dell'Onu incalzano Teheran perché sospenda il suo programma nucleare. Non è escluso che prima della chiusura della conferenza sull'Irak, oggi pomeriggio, possa esserci un faccia a faccia fra la Rice e Mottaki, più o meno riservato. Da non sottovalutare il fatto che il capo della diplomazia iraniana ha incontrato il suo omologo britannico, Margaret Beckett, a margine della conferenza internazionale. Il primo faccia a faccia dopo la crisi dei 15 marinai britannici catturati dagli iraniani ed in seguito rilasciati.
Il vero incontro politico della giornata è stato però l’incontro bilaterale fra il segretario di Stato americano ed il ministro degli Esteri siriano, Walid Moallem. Il primo a questo livello da due anni a questa parte. Al centro del colloquio le prospettive per migliorare la sicurezza in Irak. Moallem voleva affrontare tutti i temi bilaterali sul terreno, ma la Rice è stata categorica nel discutere solo di Irak e delle infiltrazioni dei terroristi di Al Qaida dal poroso confine siriano. Non a caso ieri è stata fatta trapelare la notizia che i servizi di sicurezza siriani hanno sventato un attentato kamikaze a Damasco. Inoltre nelle ultime settimane sarebbero stati catturati o uccisi diversi volontari della guerra santa internazionale che tentavano di infiltrarsi in Irak. Secondo la stessa Rice l’incontro bilaterale con i siriani è stato «professionale e serio».
A Sharm el Sheik si sono riuniti i rappresentanti di 50 Paesi, compresa l’Italia, oltre al segretario generale delle Nazioni Unite. Proprio Ban Ki-Moon ha annunciato l’accordo per la riduzione del debito iracheno pari a 30 miliardi di dollari, dei quali 2,4 da parte italiana. La comunità internazionale ha adottato all’unanimità l'«International Compact with iraq», il patto quinquennale che dovrebbe aiutare il Paese a uscire dal caos e dalla bancarotta. Per il premier iracheno Nouri al-Maliki, «è la dimostrazione mondiale di sostegno al nostro Paese».
Da Bagdad era giunta in mattinata la notizia dell’uccisione del capo del famigerato Emirato islamico dell’Irak autoproclamato da Al Qaida, ma in realtà si tratterebbe solo del portavoce dei terroristi, Muharib Abdul Latif al-Jubouri, coinvolto in ogni caso in diversi rapimenti di americani.
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