Iran e Israele, quei contatti pre-Khomeini

Caro direttore,
nel momento in cui l’Iran fa i grandi titoli, forse può interessare qualche lettore una storia curiosa. Siamo alla fine del 1976, tre anni prima della caduta dello Scià. Alberto Levi, un grande finanziere che aveva rapporti d’affari con l’Afghanistan e l’Iran, mi chiese di incontralo a Milano. Insegnavo allora all’Università di Haifa e lo scopo era stabilire un contatto discreto fra un suo corrispondente iraniano e Israele. Il personaggio che incontrai al Savini a Milano era una persona atletica sui trent’anni. In perfetto inglese mi spiegò appartenere a un grande clan Baluci dell’Iran. Venne subito al sodo. Era in grado di garantire a Israele diritti di ricerca di petrolio in cambio di armi.

Trasmisi il messaggio al direttore generale del ministero degli Esteri di Gerusalemme, mio amico e per molti anni in servizio in Italia. La risposta mi arrivò dopo due settimane, telefonicamente e in latino. «Non possumus. Caesar imperat». Con il nuovo Cesare - Khomeini - le cose non sarebbero, certo, andate diversamente.