La guerra segreta è iniziata. Il primo caduto è una delle menti della corsa iraniana al nucleare, uno scienziato di Teheran ucciso da un’operazione di sabotaggio messa a segno da agenti israeliani del Mossad. Le voci trapelate da fonti d’intelligence occidentali circolano da qualche giorno e sussurrano di un colpo grosso del Mossad, di uno scacco matto capace di mettere in ginocchio o ritardare considerevolmente i piani atomici della Repubblica Islamica. Una parziale conferma arriva da Teheran dove, il 25 gennaio, il quotidiano Al Quds e l’agenzia degli Studenti hanno annunciato la morte del professor Ardenshir Hassenpour. Quel professore 45enne non era uno scienziato qualunque. Il mondo accademico internazionale lo considerava una delle menti più lucide della fisica iraniana. Per l’intelligence occidentale era il più importante esperto di Teheran nel settore della ricerca militare. Eminenza nel campo dell’elettromagnetismo, il professor Assenpour aveva insegnato all’università di Shiraz ed era diventato famoso grazie agli articoli pubblicati su numerose riviste internazionali. A catapultarlo nel ristrettissimo e segretissimo Walhalla della ricerca nucleare iraniana era stato Mahdi Najad Nuri, rettore dell’Università Malik Ashtar di Isfahan.
Considerare questa università un’istituzione puramente accademica è un po’ limitativo. Najad Nuri è un generale dei pasdaran e il suo nome compare nella lista di responsabili dei piani nucleari iraniani messi al bando dalle sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. In quell’università controllata dai pasdaran il professor Hassenpour seguiva, sviluppava e supervisionava le più importanti ricerche sull’arricchimento dell’uranio. Da lì a diventare un obbiettivo del Mossad il passo è stato breve.
Ma com’è morto Hassenpour? Come ha fatto il Mossad a superare i rigorosissimi controlli messi a punto dall’unico servizio segreto mediorientale in grado di tenergli testa? Secondo le fonti ufficiali iraniane, Hassenpour è stato stroncato da una contaminazione di gas radioattivi. L’eventualità di un incidente per uno scienziato incaricato di seguire una limitata gamma d’esperimenti è, però, poco probabile. Il discorso cambia se l’incidente è frutto di un sabotaggio eseguito mentre il professor Hassenpour esaminava le nuove installazioni per l’arricchimento dell’uranio. A questo sembra alludere Radio Farda, una radio voce del dissenso iraniano finanziata da Washington, che parla di morte dovuta a inalazione di gas. Secondo altre voci il sabotaggio si è verificato durante l’ispezione ad un impianto di Isfahan in cui viene gassificato l’uranio utilizzato per alimentare le centrifughe di Natanz durante il processo di arricchimento. Gli agenti del Mossad sarebbero riusciti a provocare un’esplosione o una semplice fuga di gas durante uno degli esperimenti. Le stesse voci riferiscono di numerosi altri scienziati contaminati nell’incidente.
Attivo da anni all’interno dell’Iran grazie ai suoi agenti ebrei d’origine persiana, il Mossad è già stato sospettato nel 2001 di aver provocato, grazie ad un micidiale e perfetto sabotaggio, la morte di uno scienziato iraniano responsabile dello sviluppo missilistico. Più famose e comprovate sono le operazioni contro gli scienziati iracheni prima del bombardamento nel 1981 della centrale nucleare irachena di Osirak. Nel 1980 un sicario del Mossad accoltellò nella sua stanza di un hotel parigino il professore iracheno Yahya al-Meshad, arrivato in Francia per sperimentare il combustibile nucleare da impiegare nella centrale. Successivamente altri due scienziati vennero avvelenati.
Anche stavolta, come 25 anni fa, il Mossad punta a ritardare i piani di sviluppo nucleare. Nel caso iraniano l’obbiettivo sembrerebbe essere stato raggiunto.
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