Irriducibili contestano Lotito: «Meglio la Lazio in B che lui»

Gli ultra biancoazzurri infuriati con il dirigente che per far sopravvivere la squadra ha tagliato tutte le spese, anche i soldi che finivano nelle loro tasche

da Roma

C’è un non so che di paradossale nell’inchiesta Borrelli: gli ultrà di una squadra - nel caso gli Irriducibili della Lazio - che in piena Calciopoli arrivano ad augurarsi la retrocessione pur di cacciare il loro presidente Claudio Lotito. È accaduto ieri mattina a Roma quando, sotto gli uffici di via Allegri, una quindicina di ultrà hanno chiesto «giustizia» all’ex pg di Milano, Francesco Saverio Borrelli mostrandogli addirittura ritagli di vecchie cronache di Mani Pulite in cui Lotito risultava indagato. Può l’odio nei confronti di un presidente superare l’amore per la sopravvivenza della propria squadra? L’odio forse no. I soldi, forse. E infatti tra le pieghe dell’inchiesta condotta a Roma proprio sugli Irriducibili - che in un’indagine parallela su Napoli aveva fatto balenare ombre di ambigui rapporti con la camorra e soggetti vicini al vecchio centravanti Giorgio Chinaglia intenzionato a rilevare la società biancoceleste con denaro riciclato - si scopre che per anni questi erano stati parzialmente foraggiati dalla precedente dirigenza.
Migliaia di euro utilizzati per coreografie, trasferte, biglietti, merchandising e forse anche altro. Nelle carte in mano alla Digos traspare un flusso di denaro verso gli ultrà, senza contare numerosi benefit economici accessori.
Lotito che ha salvato dal fallimento una Lazio disastrata anche grazie a un contestato accordo col fisco, decise di tagliare senza pietà - assieme a tutte le altre spese considerate superflue - anche quelle che in qualche modo finivano agli Irriducibili. Da quel momento, e successivamente con la scalata di Chinaglia, sostengono gli investigatori, è stata guerra aperta: manifestazioni in strada, cori allo stadio, minacce e percosse a giornalisti considerati filo-Lotito, addirittura una bomba carta nei suoi uffici. E ieri la richiesta a Borrelli di fare «piazza pulita» retrocedendo anche la Lazio, se del caso.
A chi gli porgeva una copia ingiallita del Messaggero, il magistrato ha risposto: «I processi non si possono fare in mezzo alla strada. Ricordatevi poi che i giudici tra venti giorni o un mese dovranno giudicare senza la pressione della piazza. Noi siamo solo degli inquirenti, non siamo nemmeno dei pm. Stiamo raccogliendo tutto il materiale necessario». E proprio la presenza del piccolo gruppo di ultrà in via Allegri rilanciata dalle agenzie di stampa, ha scatenato le polemiche nelle radio della Capitale e tra i due maggiori siti internet del popolo laziale. Su lazionet (meno politicizzato, più vicino al presidente) le critiche sono feroci.

Su laziocity, dove è vietato parlare degli Irriducibili e dove si guarda con simpatia alle posizioni di An e della Fiamma Tricolore, sono parecchi a giustificare tutto in nome della guerra a Lotito. Anche se non manca chi esprime perplessità.

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