Israele chiede la testa di El Baradei "Nucleare, troppo tollerante con l'Iran"

Duro attacco Bordata del vice premier israeliano Shaul Mofaz contro Mil direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica dell’Onu

Gerusalemme - Bordata del vice premier israeliano Shaul Mofaz conro Mohamed El Baradei, il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica dell’Onu: secondo Mofaz, attuale ministro dei Trasporti ma già alla guida della Difesa ed ex capo di stato maggiore interforze dello Stato ebraico, il numero uno dell’Aiea va rimosso per aver troppo a lungo tollerato che l’Iran portasse avanti il suo controverso programma nucleare, chiudendo gli occhi sulle presunte velleità di riarmo del’regime degli ayatollah. «La politica seguita da El Baradei minaccia la pace mondiale», ha dichiarato alla radio pubblica il vice premier d’Israele, esponente dell’ala più conservatrice del partito centrista Kadima guidato dall’attuale primo ministro, Ehud Olmert. «L’irresponsabile atteggiamento da lui tenuto, di nascondere la testa sotto la sabbia di fronte al programma nucleare iraniano, deve condurre alla sua messa sotto accusa», ha incalzato Mofaz, che l’emittente israeliana ha intervistato a Washington, dove l’altroieri era stato a colloquio con il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice.

Insignito insieme all’Aiea del premio Nobel per la Pace 2005, considerato un pragmatico, il diplomatico egiziano non ha mai lesinato le critiche nei confronti della Repubblica Islamica, ma ha sempre messo in guardia contro qualsiasi tentazione di risolvere con la forza la crisi nucleare; ancora lo scorso settembre fu protagonista di un’accesa polemica con il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, che ventilò l’ipotesi di un attacco a Teheran per stroncarne la minaccia atomica: una «sparata», El Baradei ebbe a liquidare la presa di posizione di Kouchner.

Ieri il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, tra i principali paladini del programma di sviluppo nucleare del suo Paese e capofila dell’ala oltranzista del regime, aveva ribadito che esso è «irreversibile», e annunciato il conseguimento di un obiettivo-chiave per realizzarlo: l’assemblaggio di tremila centrifughe per l’arricchimento dell’uranio allo stato gassoso, fase preliminare rispetto alla vera e propria produzione di energia nucleare.

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