Italia dei musi lunghi Anche Prandelli striglia il solito Balotelli

I sorrisi in casa azzurra sono legati ai numeri: qualificazione in tasca con il record di 19 punti in sette partite, difesa ermetica (un solo gol incassato nelle sfide del girone con quasi 600 minuti di imbattibilità nonostante il ricambio generazionale, del reparto campione del mondo è rimasto solo Buffon), classifica Fifa scalata in pochi mesi (dal 16° posto di novembre 2010 al 7° attuale). Ma ci sono anche i malumori di alcuni azzurri, non certo legati alla grigia prestazione di Torshavn o ai primi campanelli d’allarme per Prandelli, consapevole che la sua nazionale non ha ancora la solidità e la fisionomia che vorrebbe.
Chiusa la parentesi-Nazionale, magari con il lieto fine della vittoria con la Slovenia a Firenze e del pass per Polonia e Ucraina, molti dei 24 presenti a Coverciano dovranno rituffarsi nelle realtà poco fluide dei propri club. I casi più intricati sono quelli di Montolivo e De Rossi, i due «vertici» tattici dell’attuale centrocampo azzurro. Il viola e il giallorosso non sono certo il ritratto della serenità: hanno il contratto in scadenza e sono delusi per come si sono evolute le trattative del rinnovo.
Il rapporto di Montolivo con la Fiorentina è tesissimo, il divorzio è scritto, forse già a gennaio (lui vorrebbe una grande), perchè di prolungare l’accordo con il club gigliato non se ne parla. Probabili i fischi (riservati magari anche a Gilardino, un altro deluso in casa viola per la mancata cessione) dei pochi intimi - venduti per ora solo settemila biglietti - che assisteranno al «Franchi» alla sfida con gli sloveni.
Quello di De Rossi con la Roma è più tranquillo solo in apparenza. Capitan Futuro ha il coltello dalla parte del manico, forte dell’offerta pesante giunta da Manchester sponda City. Da Torshavn, dopo aver confermato la linea dettata dal ds Sabatini («loro mi vogliono tenere e io voglio restare»), ha anche chiarito la sua posizione: «Loro vogliono risparmiare, io voglio guadagnare di più, questa è la realtà». E sull’accordo innovativo proposto dal dirigente, ha poi sottolineato: «Mi va bene uno normale, vecchio tipo». Come dire, l’offerta giallorossa (stesso contratto annuale, 4 milioni e mezzo, più bonus legati a presenze in azzurro e ai gol) potrebbe anche non bastare, visto che lui vorrebbe partire da una base di 6 milioni. Più passa il tempo, più De Rossi avrà solo da guadagnare.
Per ora dunque il centrocampista si gode la Nazionale, la forma ritrovata («sto bene fisicamente e sono anche dimagrito») e i complimenti di Prandelli: «Mi può dare anche di più negli inserimenti, andando a segnare qualche gol. Sta molto meglio, lo vedo più sereno», così il ct. Sono lontani i tempi di quando perse l’azzurro per le follie esibite in campo, vedi il gestaccio in Champions contro lo Shakhtar Donetsk.
E l’inquietudine si sposta anche tra gli attaccanti. Il nervosismo di Cassano, che a Torshavn ha conquistato il titolo di bomber (quattro reti) dell’era Prandelli, è motivato dal fatto che quando tornerà al Milan, giocherà poco e dovrà ingoiare parecchia panchina. Quella che sta già digerendo Mario Balotelli al City, che al contrario del barese non può sorridere nemmeno in Nazionale. Prandelli è arrabbiato con lui e oggi in un faccia a faccia gli chiederà spiegazioni, in particolare su quel riscaldamento blando e con poca intensità svolto nell’intervallo della partita con le Far Oer. Il motivo del suo impiego negli ultimi spiccioli del match invece che per tutta la ripresa, come aveva pensato di fare il ct.
L’obiettivo del colloquio con SuperMario è duplice: capire se c’è qualcosa che non va e far comprendere all’attaccante che deve dare qualcosa di più. Intanto Balotelli, che ieri ha regalato un fuoriprogramma, scambiando il pallone senza scarpe con Rossi, si accomoderà in panchina anche domani a Firenze (Cassano e la punta del Villarreal saranno confermati), poi nelle sfide di ottobre si vedrà.

Prandelli sembra aver già deciso i cambi annunciati per la Slovenia: ieri nell’allenamento a porte chiuse ha provato Cassani e Balzaretti, al posto rispettivamente di Maggio e Criscito, come esterni di difesa, ma anche Marchisio in luogo di Thiago Motta.

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