Italia e Spagna ai ferri corti per il comando in Libano

«Alleati sì, ma per la comida». A Herat e Bala Mourghab la battuta gira da mesi ed è la più gentile regalata ai commilitoni spagnoli. «La colpa non è loro, forse sono bravi a combattere, ma di certo non possono dimostrarlo», scherzava ad agosto un ufficiale del 183° Reggimento Folgore di Bala Mourghab, una delle più calde delle nostre basi avanzate. Quelle battute rischiano di diventare un caso di Stato. O così vorrebbe il quotidiano El País, punta di lancia della stampa spagnola negli attacchi al nostro governo. Il pretesto è un articolo de Il Foglio dedicato alle rigidissime limitazioni imposte dal governo Zapatero per evitare il coinvolgimento dei propri soldati in operazioni armate. Partendo da lì il pezzo sottolinea possibili divergenze tra Roma e Madrid sulla ripartizione dei comandi a Herat e sull’avvicendamento al comando della missione Unifil in Libano.
Per El País quell’articolo è la «pugnalata» sferrata da un giornale diretto da «un uomo di fiducia di Berlusconi» (Giuliano Ferrara) grazie ad una dritta «tanto furibonda quanto ben documentata» del nostro ministero della Difesa. Il ministro Ignazio La Russa non ha esitazioni nello smentire. «Nessuno mi ha mai riportato osservazioni o lamentele sui nostri alleati. Ho sempre avuto la sensazione di una grande complementarietà - spiega il responsabile della difesa a Il Giornale -. Una rotazione su Herat può far parte della natura delle cose, ma resta sganciata da valutazioni sull’apporto dei soldati».
Per El País, invece, il ministero passa le veline, il Foglio le pubblica, e Berlusconi lavora per mettere mani su «un comando chiave che ora è spagnolo». L’Italia, non paga di comandare il settore ovest, punta insomma a strappare a Madrid lo stato maggiore, centro vitale per il coordinamento delle attività operative. Ma pretenderlo sarebbe veramente tanto indecente? Oggi nel settore ovest gli unici al centro di “attività operative”, ovvero scontri con i talebani, sono gli italiani. I 1250 soldati di Madrid garantiscono soltanto la propria autodifesa e i due battle group protagonisti di decine di durissime battaglie nel distretto di Bala Mourghab e nella provincia di Farah sono composti esclusivamente da unità italiane. Difficile dunque capire perché gli spagnoli debbano controllare attività che non esercitano. La disputa sulla cruciale base aerea di Kah Li Naw, a metà strada tra Herat e Bala Mourghab, non è molto diversa. Stazionando lì i nostri elicotteri d’assalto Mangusta A 129 dimezzano i tempi d’intervento e possono prestar soccorso più rapidamente alle truppe in difficoltà sul terreno. I primi a beneficiarne sarebbero gli spagnoli obbiettivo, a causa della loro scarsa reattività, di attacchi sempre più frequenti.
La questione cruciale, ben più importante dello stato maggiore di Herat, riguarda però la missione Unifil in Libano affidata oggi al comando del generale italiano Claudio Graziano. Da tempo si discute del possibile trasferimento agli spagnoli di quel comando per alleggerire l’impegno italiano e dirottare altrove una parte dei 2300 caschi blu italiani. La scarsa disponibilità spagnola ad aumentare i propri effettivi ostacola però il passaggio di consegne.

«Una parte degli effettivi garantiti dal nostro contingente - spiega La Russa - può venir sostituita da altre nazioni, ma gli spagnoli per avere quel posto devono almeno impegnarsi a garantire la presenza dei 300 soldati supplementari responsabili della compagnia comando».

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