In Italia non lo vogliono Vi sembra possibile?

In Italia non lo vogliono Vi sembra possibile?

Il primo a segnalarlo fu Arrigo Sacchi, oggi suggeritore di talenti emergenti oltre che apprezzato opinionista di tv e giornali. «Perchè non prendi Giuseppe Rossi?» chiese in un mattino afoso d’estate nel corso della sua quotidiana conversazione telefonica con Luciano Spalletti, allenatore della Roma. Arrigo lo aveva avuto sotto gli occhi, ne aveva controllato da vicino talento e temperamento, gli piangeva il cuore vederlo ritornare all’estero nel disinteresse generale del calcio italiano. Non aveva un grande costo il suo cartellino e suggerirlo alla Roma, che godeva di collaudati ed efficaci schemi d’attacco, gli sembrò una buona idea. «Luciano, perchè non prendi Giuseppe Rossi?» chiese Sacchi a Spalletti. Dalla Spagna arrivò Baptista, “la bestia” e quel suggerimento rimase sospeso nell’afa di una banale estate italiana.
L’ultimo, in ordine di tempo, a scandalizzarsi fu Gigi Riva, team nanager del club Italia, un mito dei nostri tempi, intervenuto sull’argomento non più tardi di qualche settimana fa, con l’intervista al Giornale. «Ma come si fa a lasciarlo giocare in Spagna?» si chiese stupito dal disinteresse collettivo nei confronti del piccolo grande attaccante della Nazionale di Lippi. «È un delitto averlo lasciato in Spagna» fu il suo giudizio perentorio. Allora forse è il caso di riflettere sul destino di questo ragazzo, scoperto dal Manchester United, rilanciato dalle nostre parti attraverso l’esibizione col Parma e puntualmente ignorato dai grandi club oltre che dagli osservatori. Solo il ct viareggino, che ha fama di essere un conservatore e sotto sotto continua a preparare il ribaltone per il prossimo mondiale, non si è mai lasciato condizionare dai pregiudizi. E appena l’ha visto all’opera nelle sfide di Champions league, ha deciso di puntare deciso su questo ragazzo sveglio e maturo. Per lo stesso motivo, l’altezza, il Parma del post Ranieri, ignorò la pista puntando su un gigante di uno, Cristiano Lucarelli da Livorno con il risultato secco e deprimente di scivolare in serie B.
In azzurro, Giuseppe Rossi si presentò in punta di piedi, seguito e scortato dal papà Felice oltre che dal suo procuratore, Pastorello jr., e da una qualità che lui stesso si riconosce, «quando voglio qualcosa la ottengo». Nei modi educati, sul campo un ragazzo deciso a tutto pur di sfondare. Come dimostrò a Sofia, come confermò ad Atene, come ripetè a Pisa quando riuscì ad armare il suo sinistro sul primo assist di Mascara. «Il ragazzo si farà» il pronostico di Lippi, soddisfatto della propria intuizione. E che Giuseppe Rossi sia destinato a farsi spazio nel calcio che predilige il fisico al talento purissimo dei piedi e anche alle motivazioni straordinarie, è scontato dopo quei due colpi da mister gol rovesciati sulla schiena dell’acerba nazionale americana. «Sono milanista da sempre» è la sua confessione seguita alla serata da protagonista vissuta con gli azzurri al debutto nella Confederations cup. «I miei idoli da ragazzo sono stati Gullit e Van Basten» l’altra spiegazione di una passione mai nascosta. «Se mi chimasse Galliani cosa gli risponderei? Io risponderei... ciao» la replica prima di ricevere i complimenti dallo stesso Galliani, al telefono, ieri sera. La verità è che Giuseppe Rossi è ancora sospeso tra la Spagna e l’Italia.

I suoi progetti sono scritti sul taccuino del procuratore: se arriva una proposta eccellente, ne parliamo subito, altrimenti meglio la Spagna, Villarreal, senza stress nè polemiche. E soprattutto senza pregiudizi per l’altezza. Nella terra di Messi sarebbero fuori luogo.

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