«Italia in recessione, ma ripresa possibile»

Già lo sapevamo: l’Italia chiuderà il 2012 in recessione. Dopo le stime di Fmi e Confindustria, un’ulteriore conferma arriva ora dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, secondo cui il Pil farà un passo indietro dell’1,5%. Ma questo non dev’essere un anno perso. Al contrario, deve servire per gettare le fondamenta della ripresa. «Guardare avanti», «lavorare per tornare alla crescita» già dal 2013 sono i due comandamenti del successore di Mario Draghi. Nessuna distrazione è ammessa: a ricordarcelo, ogni giorno, c’è la cambiale dello spread. Anche se l’Italia ha compiuto «progressi prima ritenuti impensabili» in direzione della sostenibilità finanziaria, ad esempio «sul fronte del sistema pensionistico», i mercati si concentrano sulla nostra capacità di risanare la finanza pubblica e di stimolare l’economia con riforme strutturali.
Il compito è arduo, visto che non abbiamo ancora assorbito la crisi dei sub prime. Rispetto al 2007, il Pil «è ancora inferiore di circa il 5%, il reddito disponibile reale pro capite delle famiglie di 7 punti, la produzione industriale di un quinto». C’è dunque tanto da recuperare. E se gli stimoli non mancano, questi devono concretizzarsi nelle rapida attuazione delle riforme decise. Su cosa puntare? Il governatore non ha dubbi: liberalizzazione dei servizi, effettiva semplificazione degli atti amministrativi, migliore funzionamento del mercato del lavoro, attenzione particolare al capitale umano e all’innovazione, più rapide risposte del sistema giudiziario. Senza dimenticare la lotta all’evasione fiscale e alla corruzione.
Crescita, del resto, significa conti pubblici meno stressati.

Sarebbe sufficiente, spiega Visco, anche un’espansione dell’1%, con spread a 300 punti e un avanzo primario del 5% del Pil, per garantire «una riduzione del rapporto tra debito pubblico e prodotto maggiore di quella richiesta dalle nuove regole europee di bilancio».

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