In Italia scattano le euromanette: arrestato a Lucca il ciclista Rumsas

Contro l’atleta lituano, accusato per doping, il provvedimento di un giudice francese

Pier Augusto Stagi

da Milano

Eurojust e il mandato di cattura europeo non rappresentano più novità solo sulla carta. Nell’Ue sono infatti appena scattate, e per la prima volta, le «euro-manette». Strette ai polsi di un lituano arrestato in territorio italiano su disposizione della magistratura francese. E così quello che era uno degli obiettivi dell’Europa fin dagli anni ’70 si realizza. Il primo mandato di cattura europeo porta in carcere, nel caso di San Giorgio a Lucca, Raimondas Rumsas, corridore lituano di 33 anni salito persino sul podio del Tour de France. Era dal 2002 che Rumsas aveva a che fare con la giustizia francese ed ora su disposizione dei magistrati d’Oltralpe è finito dietro le sbarre. Si è così avverata la speranza di alcuni e il timore di altri. Per la prima volta, infatti, si introduce in Europa una novità dirompente nell’equilibrio tra i poteri dello Stato: un potere, quello di estradizione, da sempre affidato alla discrezionalità politica, passa per la prima volta nella mani della magistratura».
Ed ecco la storia: accusato di traffico di sostanze dopanti, Rumsas è stato arrestato martedì mattina nella sua casa di Lunata (Lucca) in esecuzione di un mandato d’arresto europeo spiccato dalla giustizia francese. Il suo avvocato, Alexandre Varaut, ha confermato la notizia spiegando che «in piena collaborazione con il suo collega italiano farà di tutto per riportare in libertà Rumsas». Per questo conta di rivolgersi alla Corte d’Appello di Firenze.
Il mandato d’arresto europeo è stato emesso dal giudice di Bonneville (Alpes françaises) che sta seguendo il caso nel quale Rumsas è implicato al fianco di sua moglie, Edita, e del medico polacco Krzystof Ficek. Quest’ultimo per l’accusa aveva firmato le ricette di prescrizione dei prodotti dopanti. Tutti e tre sono stati rinviati a giudizio davanti al Tribunale di Bonneville e l’inizio del processo è previsto per il 30 novembre. Rumsas e la moglie sono accusati di possesso e importazione di contrabbando di prodotti dopanti. Il corridore rischia quindi una condanna a tre anni di carcere e un’ammenda che può arrivare al doppio del valore dei prodotti sequestrati. L’«affaire Rumsas» aveva inizio il 28 luglio del 2002 subito dopo esser salito sul gradino più basso del podio del Tour de France - alle spalle di Lance Armstrong e Joseba Beloki -, mentre sua moglie era finita in carcere dopo essere stata fermata alla frontiera di Chamonix con la macchina imbottita di prodotti. C’era di tutto: corticosteroidi, Epo, ormoni della crescita, antinfiammatori, anabolizzanti, albumina, caffeina, vasodilatatori. Alla polizia ha raccontato che le medicine erano per la madre malata di cancro, una spiegazione che non le evita 75 giorni di carcere. Raimondas se ne restò nella villetta di Lunata con i tre bimbi anziché recarsi in Francia e chiedere di essere interrogato.
Dal Tour al Giro, altra bufera. Questa volta la data è il 16 maggio 2003.

Rumsas nell'occhio del ciclone della magistratura francese e guardato a vista dalla commissione medica dell'Unione Ciclistica Internazionale, viene trovato positivo al Giro nella tappa di Avezzano: Epo. Un anno di squalifica per la giustizia sportiva. Poi torna a correre, ma nelle Gran Fondo, con i Signor Rossi della domenica. Vince, rivince, stravince. Sino alle manette. Anche quelle da primato.

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