Economia

«Italia scelta giusta: con Finmeccanica ora Drs può crescere»

WashingtonIl matrimonio tra Finmeccanica e Drs Technologies, la società dell’elettronica militare statunitense acquistata nel 2008 per 3,7 miliardi di euro «è riuscito, anche se c’è ancora parecchio da fare. Del resto Roma non è stata fatta in un giorno», dice l’amministratore delegato di Drs, Mark S. Newman, il quale, dopo aver ceduto il suo pacchetto di azioni alla società di Piazza Montegrappa, realizzando una fortuna, è rimasto al timone della ormai ex azienda di famiglia. Un’azienda media, per il mercato Usa, che genera ricavi per 4 miliardi di dollari all’anno e ha quasi 10mila dipendenti.
Drs è cruciale per la strategia «americana» di Finmeccanica: gli Usa diventeranno uno dei mercati «domestici», dopo Italia e Gran Bretagna e quest’anno Finmeccanica pensa di raccogliervi ordini per 4,3 miliardi di euro.
Come sta procedendo l’integrazione di Drs con Finmeccanica?
«Più che bene, ma ci vuole tempo, forse più di quanto pensavamo, anche se i risultati positivi sono evidenti. A livello di team manageriale siamo più integrati di quanto pensassi saremmo stati a 18 mesi dal closing. Nel mondo della difesa del resto questi processi non possono essere rapidissimi».
Come vanno i conti post fusione?
«Credo che Finmeccanica sia soddisfatta: nel 2008 i ricavi ammontavano a 2,6 miliardi di euro, lo scorso anno a 2,85, il risultato operativo è passato da 263 a 323 milioni, gli utili netti da 73 a 109 milioni, abbiamo raccolto 3 miliardi di nuove commesse contro 2,5. E continueremo a migliorare.
Drs è cresciuta negli anni acquistando quasi una cinquantina di aziende, ora che siete nella «scuderia» di Finmeccanica continuerete a comprare?
«Sì. Nel 2009 abbiamo acquistato una piccola società elettronica e il mercato è in movimento, i prezzi sono scesi e ci sono società appetibili. Finmeccanica ci ha incoraggiato a guardarci intorno, puntiamo su società piccole e medie».
Il governo americano ha imposto una serie di «muri» all’interno di Drs per salvaguardare tecnologie e attività sensibili. Riuscite egualmente a funzionare?
«La burocrazia e le procedure sono pesanti, ma ci stiamo abituando e la gestione diventa sempre più efficiente. I 2/3 del business, distribuito tra quattro gruppi, non ha questi limiti. Ci siamo adattati in fretta».
Prima del merger, Drs realizzava all’estero solo il 5% dei ricavi. E ora?
«Grazie a Finmeccanica abbiamo accesso a mercati internazionali, stiamo facendo offerte congiunte e con buoni risultati. E poi siamo la “faccia americana” di Finmeccanica e offriamo i loro prodotti alla difesa e alla sicurezza interna statunitensi. Con crescenti possibilità di successo».
Nel 2008 Thales ed Eads tentarono di soffiarvi a Finmeccanica. Pensa di aver scelto bene optando per l’Italia?
«Con il ceo di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, abbiamo discusso per anni la possibilità di cooperare e allora neanche pensavo di vendere. Poi si è parlato di fusione.

E sono convinto di aver fatto benissimo a puntare sull’Italia».

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