Italia fra sogno e incubo: la verità in 5 giorni

Domani a Siauliai, Lituania, terra per crociati, nel profumo di cuoio, di legno, la nazionale di basket italiana inizia contro la Serbia il suo campionato europeo. Chi sogna e magari esagera, come il presidente del Coni, ci vede proiettati verso la seconda fase che avremmo conquistando uno dei primi tre posti in un girone difficile; chi teme di vivere gli incubi di questi ultimi 6 anni vissuti nella quinta fascia continentale spera che le cronache della Livonia possano portare luce su una squadra che non ha lasciato a casa nessun giocatore importante. Questo il vantaggio quando si hanno pochi giocatori di valore, questa la condanna per un movimento che ha smesso di produrre campioni da troppo tempo.
Partire senza portarsi dietro neppure una polemica sulle convocazioni è un finto privilegio degli sport diventati poveri come il basket italiano del dopo argento olimpico 2004, mettere in campo tre giocatori che sono cresciuti da noi, ma poi hanno fatto fortuna nella NBA, la lega americana dove c'è il meglio di questo sport, guadagnando più soldi, più quattrini, più gloria,porta ad ascoltare sirene che potrebbero farti perdere la testa e la visione reale delle cose. Cinque giorni per sapere chi siamo legando una squadra a Gallinari, Bargnani e Belinelli, nella speranza che Simone Pianigiani, l'allenatore dei 5 scudetti consecutivi con Siena, portata anche due volte alle semifinali di Champions, abbia trovato davvero la formula per ingannare avversari sulla carta più forti come quelli che troveremo nell'arena lituana.
Diceva un filosofo francese che l'autostima vale più della celebrità, la considerazione giusta dei propri mezzi più della fama, l'onore più della gloria. Ecco quello che si chiede all'Italia del basket da domani al 5 settembre quando affronteremo nell'ordine Serbia, una scuola che produce talenti da sempre, Germania, arroccata dietro a Wunder Dirk Nowitzki, campione NBA con Dallas, Lettonia che gioca a 100 chilometri da casa, Francia, ispirata dal genio di Parker, il folletto che ha dato tanta gloria a San Antonio, Israele che nelle qualificazioni ci aveva stordito all'esordio in casa e poi esaltato nel ritorno a Tel Aviv.
Per passare alla seconda fase dovremo essere nelle prime tre, per poter sperare in un passaporto olimpico dovremmo arrivare primi o secondi alla fine e questo è davvero impossibile, per avere una carta di riserva nel preolimpico londinese ci servirebbe un piazzamento fra il terzo ed il sesto posto. Per arrivarci dovremmo fare meglio di squadre che sono obiettivamente più forti di noi come la Spagna di Sergio Scariolo, il nuovo allenatore di Milano, che difende il suo titolo conquistato nel 2009 a Katowice nella finale contro la Serbia, come la Turchia argento mondiale, la Lituania padrona di casa,la Grecia abbandonata dai giocatori più famosi, ma sempre pericolosa anche se l'abbiamo battuta due volte in precampionato,la Russia di David Blatt e del fantastico Kirilenko, senza sottovalutare le altre della inesauribile scuola slava, dalla Croazia alla Slovenia.
Girone duro, il più difficile, ma non potevamo aspettarci di meglio partendo in quinta fascia. Servono imprese e i cavalieri convocati per questo viaggio fra sogno ed incubo dovranno dare tutti molto più di quello che valgono. Siamo debolissimi sotto canestro e non abbiamo un regista di qualità.

Però abbiamo i tre della NBA carichi al punto giusto, un Mancinelli che fa cose sublimi quando è nel coro, auguriamoci che gli altri non si accontentino pensando che basterà portare una borraccia ai tenori quando avranno sete.

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