Il malato oncologico in primo piano. I suoi drammi, le paure, le ansie, le cure mediche, il sostegno psicologico, i suoi diritti. Tanto è stato fatto e tanto resta ancora da fare. In Italia, in numerose regioni, siamo allavanguardia, in altre siamo deficitari. Abbiamo Centri di eccellenza e volontari che da anni si battono per togliere dallemarginazione, dalla solitudine, dallabbandono, chi entra in questo tunnel. Sono circa 2 milioni gli italiani a cui è stato diagnosticato un tumore. Un numero che con gli anni è cresciuto, passando da 820mila casi nel 1970 a 1.2 milioni nel Duemila. Nel 2008: 1.8 milioni (806.103 uomini 43,8%) e 1.034.820 donne (56,2%). Sono i pazienti in trattamento-270mila i nuovi casi).
Ieri è stato presentato a Roma, in occasione delle celebrazioni della quinta Giornata nazionale del malato oncologico, il secondo Rapporto sulla condizione assistenziale. Si approfondiscono le analisi avviate lo scorso anno dalla Favo, la Federazione delle 500 associazioni italiane di volontariato impegnate in oncologia e dal Censis, listituto di ricerca socioeconomica fondato nel 1964. È il primo atto ufficiale dellOsservatorio permanente sulla condizione dei malati oncologici voluto dalla Favo a Taranto lo scorso anno. Il Rapporto si è aperto con le note di Francesco De Lorenzo, presidente Favo e Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Allesame i vari aspetti della vita e dellassistenza del malato oncologico in Italia. Si analizzano le competenze dellInps in materia di concessione delle pensioni di invalidità civile per poi sottolineare lesigenza di una grande inchiesta nazionale da affidare al Censis per valutare l'impatto sociale ed economico che i tumori hanno, e sempre più avranno, nella società italiana. Il Rapporto prosegue con una rappresentazione grafica dell'organizzazione assistenziale realizzata in ciascuna Regione: molte le difformità assistenziali e le carenze che penalizzano i malati di tumore. Vengono poi approfondite le difformità assistenziali con riferimento al tema dei farmaci innovativi.
Il Rapporto analizza le misure che contribuiscono alla qualità di vita dei pazienti che hanno superato la fase acuta e che convivono con gli esiti della patologia tumorale: la riabilitazione, l'assistenza domiciliare integrata, la sedazione del dolore, l'accompagnamento dei malati terminali. È l'aspetto delle disparità che preoccupa. Per l'assistenza domiciliare integrata, che costituisce un indicatore di qualità assistenziale estremamente importante per i malati di cancro, si registrano differenze assai elevate tra Regioni come la Basilicata e la provincia autonoma di Trento, con, rispettivamente 237 e 153 casi di assistenza domiciliare ogni 100mila abitanti e Regioni come la Campania (35 casi), la Valle d'Aosta (34 casi) e la provincia di Bolzano dove non risulta fornito alcun tipo di assistenza domiciliare. Così per le dotazioni di posti negli Hospice per l'accompagnamento dei malati terminali, ambito nel quale si passa da oltre 5 posti ogni 100mila abitanti in Lombardia, Emilia Romagna e Molise, a Regioni (soprattutto meridionali), dove le dotazioni scendono a 1 posto (Sicilia e Calabria) o sono pressoché nulle (Campania, Abruzzo e Valle d'Aosta). Inoltre, anticipando culturalmente le indicazioni del Libro bianco del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per quanto concerne il nuovo Welfare solidale e compatibile, il Rapporto propugna un tipo di risposta globale interistituzionale ai bisogni esistenziali, sanitari, assistenziali, previdenziali e lavorativi dei malati di cancro, per consentirne il recupero alla «buona vita nella società attiva». In questo scenario di assistenza globale, un ampio paragrafo è dedicato a come l'Inps si è strutturato per far fronte ai nuovi compiti attribuiti (2.013 unità lavorative mobilitate per finalità medico-legali). Nel settore delle prestazioni previdenziali le patologie neoplastiche costituiscono la causa principale di accoglimento delle domande di invalidità (30 % sul totale), con 136.
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