Gli italiani all’estero e un «clic» che manca alla burocrazia

Egregio dottor Granzotto, la ringrazio per la pubblicazione nel suo «Angolo» della lettera che firmai «Enrico B.». Mi sorprende che il ministero degli Esteri abbia risposto che le pratiche per assicurare il diritto di voto agli italiani all’estero sono state disbrigate. Non è così e la invito a fornire alla Farnesina i miei dati, se la cosa servisse per accelerare la mia pratica: sono Giulio Biddau, nato a Cagliari il 15 Luglio 1979, ora residente a Madrid.
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Ed eccolo servito Maurizio Massari, Capo del Servizio Stampa e Informazione del ministero degli Affari Esteri, del quale ieri abbiamo pubblicato la piccatissima lettera di rettifica che non rettificava un bel niente. Riducendosi a consigliare con tono sussiegoso l’«eventuale Sig. Enrico B.», un baluba senza alcun uso di mondo, evidentemente, di attenersi alla procedura ottenendo quanto desiderato - cioè l’iscrizione all’Aire (Associazione degli italiani residenti all’estero), necessaria per poter godere del diritto di voto - «con pochi clic sul sito dell’Ufficio consolare di Madrid». Anche se in possesso di passaporto diplomatico, quando si è a capo di un servizio stampa, bisognerebbe leggerla, la stampa. Se lo avesse fatto, il chiarissimo dottor Massari avrebbe appreso che l’«eventuale Sig. Enrico B.» si era scrupolosamente attenuto alla procedura, ivi compresi i «clic». Ma senza che la procedura avesse un esito. Al dunque: alla fine di ottobre del 2009 l’«eventuale Sig. Enrico B.», cioè l’accertato Giulio Biddau, recapitò - brevi manu - al Consolato di Madrid i documenti per l’iscrizione all’Aire. Cinque mesi più tardi, in vista delle elezioni provinciali in Sardegna, ebbe lo scrupolo di informarsi presso l’ufficio competente di Cagliari se l’ufficio consolare avesse trasmesso la pratica per l’iscrizione all’elenco degli elettori all’estero. Una gentile impiegata, Maria Valeria Puddu del Servizio Demografico ed Elettorale del Comune di Cagliari, gli rispose che era spiacente, ma da Madrid non era arrivato un bel niente. L’«eventuale Sig. Enrico B.» sollecitò allora, via e-mail e via fax, strumenti che a differenza di quanto possa pensare il chiarissimo dottor Massari conosce e maneggia benissimo, il Consolato madrileno. Il quale prontamente l’assicurò che i documenti (i quali giacevano su qualche scrivania da un centinaio di giorni lavorativi) sarebbero immediatamente partiti alla volta di Cagliari. Qualche giorno prima di Pasqua, il nostro «eventuale Sig. Enrico B.» tornò a chiedere alla signora Puddu se la pratica fosse giunta a buon fine. Non lo era. Stessa richiesta martedì scorso, 6 aprile, e identica risposta: nulla era arrivato dal Consolato di Madrid. Un po’ seccato - e chi non lo sarebbe stato? - il sempre «eventuale Sig. Enrico B.» richiese - on line, stavolta - di incontrare un incaricato dell’ambasciata per vedere se unendo le forze magari si fosse riusciti a sbloccare la situazione. Niente, nemmeno un cenno di risposta. Infine, e alla disperata, come ultima carta egli giocò quella del vantato «call center» (a pagamento). Gli rispose una voce registrata, buona solo a far perdere tempo. Quand’ecco che giusto ieri pomeriggio a Giulio Biddau giunge da Cagliari l’attesa notizia: «Abbiamo finalmente ricevuto per posta elettronica la sua richiesta di iscrizione all’Aire da parte del Consolato di Madrid».

Tutto è bene quel che finisce bene, ma una domanda al dottor Massari sentiamo di doverla porre: perché non suggerisce ai colleghi di Madrid di impratichirsi con le nuove tecnologie, visto che ci hanno messo ben sei mesi per fare solo quei «pochi clic» necessari a chiudere la pratica?

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