Soldi: non si parla d’altro. Soldi da pagare al fisco, soldi da restituire alle banche, soldi da mettere da parte, soldi che mancano, soldi che servono. Per difendere i tuoi soldi ti devi guardare da tutti, nemmeno più delle mozzarelle ti puoi fidare, figurati dei vigili, dei parcheggi selvaggi, degli ausiliari del traffico, delle strisce blu. Il monte multe, nei bilanci dei comuni, pesa più del gettito prodotto dall’Irpef, facile così il moltiplicarsi dei soliti sospetti. Solo nel 2008 gli italiani si sono visti infliggere più di 12 milioni e mezzo di multe, 1.427 all’ora, 24 al minuto. Per questo ogni scusa, stratagemma, trucchetto, amico degli amici, va bene per sfuggire al cappio di questa burocrazia ottusa e persecutoria.
Invece all’estero, ma guarda te, le multe noi le paghiamo. Ossequiosi e regolari come giapponesi. Che invece non le pagano mai. Proprio noi italiani, sempre sospesi tra il dire e il fare, sempre attenti a mostrarci peggio di quanto siamo, ci distinguiamo per eleganza nella capitale dell’aplomb. Almeno così racconta il Daily Telegraph che tenero con noi non è stato mai: dice che i diplomatici accreditati presso la Corte di San Giacomo approfittano da anni dell’immunità di cui godono per snobbare il codice della strada e le multe che fioccano di conseguenza. Il comune di Londra sforna statistiche angoscianti: il debito che la casta diplomatica deve alle casse amministrate dal London Mayor è di 36 milioni di sterline complessivi tra multe mai conciliate e pedaggi per il centro mai pagati. Tutti morosi meno una: l’Italia. Alla faccia di idee precotte e pregiudizi che ci vogliono furbastri in servizio permanente effettivo. Nell’elenco delle delegazioni inadempienti reso noto dal Foreign Office la rappresentanza guidata dall’ambasciatore Alain Economides, cioè la nostra, è uno specchio di civiche virtù.
In Inghilterra i ministri arrivano in bicicletta con le mollette a tener fermi gli orli dei pantaloni, i diplomatici invece con auto blu dotate di sala massaggi e buffet, magari con bivacco di scorte al seguito, segno evidente di ascesa sociale da esibire. E fosse solo che non pagano il dovuto. L’immunità, cioè il lei non sa chi sono io, scrive il Daily Telegraph, è stata opposta ai ficcanaso, almeno in dodici casi, per coprire anche veri e propri crimini. Un paio di diplomatici sauditi sono accusati di molestie sessuali e traffico di essere umani, un gambiano è stato incriminato di taccheggio, un pakistano per minacce di morte, un camerunense di abbandono di minori. Altri dieci gentiluomini, tra cui statunitensi, tedeschi e brasiliani, sono stati pizzicati a guidare ubriachi peggio di Gascoigne. Senza concessioni alla diplomazia.
Tutte le debolezze e tutte le sconfitte sono accettate tranne quella di non avere un soldo in tasca, il mercato, anche nelle multe, provvede a molti a patto di non dover accontentare tutti. Per questo gli Usa se ne fregano. Sono loro i morosi numero uno, il corpo diplomatico più parassita e scroccone. La delegazione americana deve da sola 4 milioni di sterline di pedaggi automobilistici, congestion charge, mai pagati dal 2003 ad oggi, anche se loro dicono che ai sensi dello statuto internazionale non devono nulla a nessuno. Ma l’abitudine all’impunita è una pandemia tra i furbetti del quartierino diplomatico. I russi, per esempio, secondi, hanno in sospeso con il comune 3,2 milioni di sterline, i giapponesi, che sorridono sempre e adesso si capisce perché, 2,7 milioni.
Finanziariamente stremati dalla crisi o inguaribilmente furbi non si sa. C’è che il Comune è andato al recupero crediti scrivendo, a muso duro, alle ambasciate. Ha messo insieme meno di 8mila sterline. Forse ci voleva più diplomazia. O forse più italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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