Italiani popolo di navigatori La rivoluzione sociale del Gps

Una tecnologia ormai di massa. A ci dare retta (quasi) sempre

Italiani popolo di navigatori 
La rivoluzione sociale del Gps

Qualche tempo fa ha avuto un certo successo un libro intitolato Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere? Il navigatore satellitare - o il Gps, come lo chiamiamo per brevità o per darci un tono - sembra sia venuto dal futuro per fornire all’umanità una terza via, che annulli le differenze tra i generi.

Ne ho comprato uno anch’io, sei mesi fa. Mi sono convinto all’acquisto durante un viaggio a Stresa, quando ho imboccato l’uscita sbagliata dell’autostrada e mi sono trovato a circumnavigare Milano, con mio figlio che mi chiedeva «ma papà, quanto è grande Milano? È un’ora che le passiamo vicino...».

Già, i figli. Posto che, come diceva quel libro, vostra moglie non sa leggere una cartina, e che è sconsigliabile consultare una mappa guidando a 130 all’ora in autostrada, prima del Gps l’unica risorsa per trovare la strada in una landa sconosciuta era il ricorso al lavoro minorile. In pratica dovevate strappare a forza vostro figlio dallo schermo del suo Nintendo e costringerlo a darvi indicazioni, con tutti i rischi che comporta farsi guidare da un bimbo in qualcosa di più grande della sua cameretta. E con l’inevitabile corollario di imprecazioni e minacce di punizioni corporali.

Immagino sia stato quindi con sollievo che mio figlio ha visto arrivare in casa nostra un navigatore satellitare. Il Nintendo non si è mostrato geloso, e il nuovo nato tecnologico si è perfettamente inserito nel ménage familiare. L’unica condizione posta dalla mia famiglia è che sia io a occuparmi del suo benessere: dalla carica della batteria all’aggiornamento delle mappe. Che bello rivivere l’emozione dei primi cellulari, quando si andava a «cercare campo» in cima a una collina. Con in più l’emozione che ora si va in cerca dei segnali di un satellite, mica di un’antenna!

Dopo sei mesi di assiduo utilizzo credo di aver diritto a dire la mia su questo gadget. Innanzitutto, è una grandissima invenzione, che nel 90% dei casi vi faciliterà la vita. È l’altro 10% a causare qualche problema. Per esempio lo sconforto che prende l’automobilista quando per qualche motivo il Gps si disattiva. Mi è capitato uscendo da Genova, nel traffico del lunedì mattina, quando all’uscita da una lunga galleria il navigatore si è zittito. Mi sono sentito come deve sentirsi un tossico in crisi d’astinenza. Smaniavo per sentire di nuovo la voce sintetizzata dirmi le tre parole che pronuncia immancabilmente quando si sveglia dal suo sonno: «Svoltate a destra».

Per fortuna non ho ubbidito. Perché ho imparato subito che il Gps non ti vede. E che quando ti dà un ordine non è sempre il caso di obbedirgli ciecamente. Soprattutto quando sei in fila a un semaforo e ti ordina di procedere. Peggio ancora quando ti dice di svoltare e la strada non c’è. Purtroppo, infatti, il Gps dà degli ordini. Sarebbe il caso, invece di proporre funzioni inutili o francamente orripilanti tipo quella di far parlare il navigatore con la voce di un Dj o di Prodi, prevedere la possibilità che il Gps possa essere più cortese, e proporci opzioni, libere scelte, invece di impartire ordini come un sergente prussiano o farci accelerare per stare dentro i tempi stabiliti dal suo chip di silicio.

Altra cosa che non va è che i Gps sono pensati per le auto. Quindi scordatevi di usarlo a piedi in un centro storico, perché il percorso che vi proporrà sarà una spirale di sensi unici stradali, capace di moltiplicare anche per dieci le distanze. E fidatevi dei vostri se il navigatore vi dice che siete a un incrocio e invece vedete che c’è una rotatoria. Vuol dire solo che la mappa non è aggiornata. Non è la realtà ad essere sbagliata.

C’è infine una cosa che non fa parte di quel 10% di difetti, e che a me comunque fa pensare. Sullo schermo del Gps il mondo si riduce a simboli geometrici. E anche l’ultimo vicoletto ha un nome, ma non i fiumi, anche quelli sacri a questa o quella patria.

In un giorno di sole estivo, guardando il Tirreno stendersi azzurro a perdita d’occhio fuori dal parabrezza della mia auto, ho provato un senso di miseria vedendo il triangolino color ciano che lo mostrava sullo schermo del navigatore. Ma poi il Gps mi ha portato a destinazione in tempo, e quell’attimo di delusione è passato. L’amore è ripreso.

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