Mondo

Italiani rapiti in Mauritania, Al Qaida rivendica

Al Qaida ha rivendicato il rapimento della coppia italiana scomparsa dieci giorni fa: "Risposta ai crimini compiuti dall'Italia in Afghanistan e Iraq". Sul sito di Al Arabyia è pubblicata una fotografia della coppia: guarda il video. Frattini: "Non ci piegheremo"

Italiani rapiti in Mauritania, Al Qaida rivendica

Nouackchott - "Un'azione contro i crimini compiuti dal governo italiano in Afghanistan e nell’Iraq". Con queste parole Al Qaida ha rivendicato il rapimento della coppia italiana scomparsa dieci giorni fa nel sud-est della Mauritania. Era da dieci giorni che non si avevano più notizie di Sergio Cicala, 65 anni, e della moglie Filomen Kabouree, originaria del Burkina Faso, 39 anni, che erano in viaggio nella Mauritania sudorientale.

La rivendicazione di Al Qaida In un messaggio audio che porta la data del 27 dicembre Salah Abu Mohammed, che si è presentato come il responsabile media dell’organizzazione di Al Qaida nella terra del Maghreb islamico, ha spiegato che il sequestro degli italiani è stata fatto "contro i crimini compiuti dal governo italiano in Afghanistan e nell’Iraq". Sul sito di Al Arabyia è pubblicata una fotografia nella quale si vede la coppia seduta per terra in una zona desertica con il volto della donna oscurato, e alla spalle cinque uomini armati di mitragliatrice col volto coperto (guarda il video). Nelle mani, Sergio Cicala sembra stringere un documento di identità.

Il sequestro dei Cicala Il sequestro è avvenuto per mano di uomini armati sulla strada che unisce la città di Kobeny, 1.000 chilometri da Nuakchot, con il vicino Mali. Il veicolo sul quale viaggiavano è stato trovato abbandonato, la carrozzeria e le gomme crivellate di proiettili, a pochi chilometri di distanza dal confine con il Mali occidentale. I due, che vivono a Carini, in provincia di Palermo, stavano raggiungendo la famiglia della donna. Ieri, la stampa locale aveva diffuso la notizia di un imminente accordo tra le autorità maliane e i terroristi di al-Qaeda nel Maghreb islamico per giungere al rilascio dei tre cooperanti spagnoli rapiti a fine novembre in Mauritania e del cittadino francese rapito lo scorso mese in Mali.

La posizione della Farnesina Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, è "verosimile" che i due italiani siano effettivamente nelle mani di un gruppo affiliato ad Al Qaeda. "Stiamo verificando" uno scenario che appare"verosimile", ha dichiarato il titolare della Farnesina al Tg1, e stiamo verificando "anzitutto l’attendibilità" della rivendicazione di al Qaeda. Frattini ha ricordato che tre cooperanti spagnoli rapiti a fine novembre sono "presumibilmente" nelle mani dello stesso gruppo o di un gruppo collegato e ha ribadito "la linea del riserbo assoluto al fine di tutelare l’incolumità degli ostaggi". "La linea rigorosa del riserbo e del silenzio stampa ha sempre pagato", ha insistito il ministro degli Esteri, il quale ha assicurato che "«tutti i nostri apparati di sicurezza sono in movimento" in raccordo con le autorità locali. Frattini ha anche assicurato che non ci sarà "nessun cambiamento" della politica dell’Italia in Afghanistan e Iraq. "Noi - ha spiegato in un’intervista a Ski Tg24 - siamo legati a una coalizione internazionale che sta lavorando sotto il mandato delle Nazioni Unite in Afghanistan. È evidente che il terrorismo non riconosce l’Onu di cui ha ucciso e colpito i funzionari". Per quanto riguarda l’Iraq, il ministro ha ricordato che il Paese "è stato lasciato dagli italiani da molti e molti ann".

Progressi nelle trattative Secondo una fonte vicina ai mediatori maliani, citata dall’agenzia di stampa mauritana al-Akhbar, ci sarebbero stati di recente progressi significativi nelle trattative condotte tra i funzionari maliani e i terroristi di al-Qaeda. Secondo la fonte, molto vicina ai ribelli Tuareg del Sahara impegnati nella trattativa, non è però al momento possibile definire con certezza quando termineranno le trattative e saranno rilasciati gli ostaggi. La fonte non ha fatto alcuna menzione sui due italiani rapiti, che potrebbero essere in mano allo stesso gruppo di sequestratori.

Non è dunque chiaro se anche loro rientrano in questa trattativa.

Commenti