Un insediamento neolitico sconosciuto con esempi di arte rupestre risalenti a 10 mila anni fa. E nuovi elementi per dimostrare la controversa teoria sul monte Sinai: forse va cercato nel deserto del Neghev e non nella penisola del Sinai dove tradizionalmente viene collocato. Arrivano appunto dal Neghev, e precisamente dalla località di Har Karkom, le scoperte di una missione archeologica italiana, quella condotta dal Cispe (Centro italiano per le ricerche archeologiche e antropologiche), in corso nella zona da ben 29 anni. Sono state le fotografie aeree a permettere il ritrovamento del sito: le immagini mostrano, fra l'altro, rare composizioni di arte rupestre, graffiti e incisioni primitive, connotati da una «ricchezza di dettagli sorprendente». Non solo: l'esistenza della zona sacra potrebbe essere una «traccia in più» a sostegno dell'identificazione del biblico monte Sinai ad Har Karkom, letteralmente montagna dello zafferano.
L'argomento è stato al centro di un seminario di tre giorni al quale hanno partecipato gli archeologi italiani assieme a sette teologi e biblisti della Chiesa cattolica. In ogni caso, le ricerche devono continuare per risolvere alcuni problemi non proprio semplici: nelle raffigurazioni rupestri sono visibili animali che si ritiene estinti da 20 mila anni. I conti non tornano.Gli italiani scoprono incisioni rupestri nel deserto del Neghev
Il sito venuto alla luce ha almeno diecimila anni. E l'esistenza della località porta acqua al mulino della teoria che vuole il monte Sinai nel deserto del Neghev
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