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Un italiano «da copertina» fa tremare il clan Clinton

Ha fatto fortuna vendendo immobili della Chiesa

Un italiano «da copertina» fa tremare il clan Clinton

È nato nel paese di padre Pio è un po’ del miracolato ce l’ha. Senza contare poi che si chiama Raffaello. E nel suo piccolo un paio di capolavori li ha fatti. Raffaello Follieri ha 29 anni, un patrimonio che viaggia intorno ai 250 milioni di dollari, una fidanzata da sballo e amici che contano a partire da Bill Clinton, marito, si dice, del prossimo presidente degli Stati Uniti. Un bambino prodigio con una vita perfetta. E qualche conto che non torna. Guarda New York dall’alto in basso, della terrazza che fu di Aristotele Onassis, suo idolo, mille metri quadri di appartamento a Park Avenue. Veste Caraceni, Battistoni e Marinella, si vanta di essere «italiano e meridionale», ma in Italia ci torna solo per portarci Anne, occhi da Bambi e sguardo incantato da tutto. La porta alle Tremiti, a pregare sulla tomba di Padre Pio, a mangiare pane e pomodoro. Una volta anche a Cala di Volpe quando Zucchero si mise a insultare la platea. Lei carina, sorrise. Pensava fosse solo folclore sardo. Anne Hathaway è una delle emergenti di Hollywood. È la ragazzina con la frangetta vittima di Meryl Streep in Il Diavolo veste Prada, c’era in Brokeback Mountain, ci sarà in Becomig Jane. Stanno insieme da quasi quattro anni, ma niente matrimonio, all’inizio facevano fatica a parlarsi ma si sono piaciuti subito. Perché il ragazzo ha tutto, compresa l’invidia di chi gli sta intorno.
Pensare che a New York è arrivato con papà, solo quattro anni fa. E non ha perso tempo. Figlio unico, liceo classico a Foggia, università a Roma, è uno che ai soldi pensa fin da subito: cerca di farli con la Beauty Planet, shampoo e body care. Lascia buchi e assegni protestati. Non si arrende. Si butta sulla compravendita di diamanti e oro in Africa, poi la pista giusta, gli immobili. Dal Lussemburgo li compra dismessi dallo Stato in Spagna e in Italia. Con quali soldi non si sa. Capitali americani, dice lui. Ha fretta di fare. Da Londra vola a New York. Con gli amici giusti. Andrea Sodano, ex capitano del Palio, trentenne nipote del cardinale segretario di Stato vaticano, a cui lo lega un’impressionante somiglianza fisica che fa colpo negli ambienti della Chiesa. E Douglas Band, l’uomo che gestisce l’agenda privata e professionale di Clinton. Due vie che portano dritte in paradiso. E i soldi? «I miei finanziamenti sono frutto dei fondi pensionistici statunitensi: in America si fidano di me».
Con Sodano le cose funzionano da dio. E l’occasione giusta arriva da sola. La Chiesa americana ha problemi grossi: deve far fronte alle enormi richieste di risarcimento da parte delle vittime di abusi sessuali. E l’unica strada è liquidare il patrimonio immobiliare. La sola diocesi di Boston in tre anni vende palazzi per 200 milioni di dollari. Follieri si offre per «fornire assistenza alla Chiesa cattolica nella dismissione», si mette in affari con chi li compra, Sodano garantisce l’appoggio del Vaticano per partire subito da una posizione di vantaggio. In realtà il Vaticano non c’entra nulla e non appoggia nessuno ma l’importante è farlo credere. Condomini di lusso prendono così il posto di seminari e canoniche. Centinaia di milioni di dollari. Gonfiano un po’ i curriculum, esagerano i loro successi, millantano. Ma fanno i soldi. Poi c’è papà. Papà Pasquale è uno tosto: «È lui che ha saputo conquistare la fiducia dei fondi americani», dice il figlio. Avvocato ma anche giornalista. E poi giudice di Cassazione, giudice tributario, curatore di bancarotte. Prima di finire lui stesso accusato, ma assolto, dall’accusa di aver aver partecipato a un progetto pseudo massonico per mettere le mani sul Comune di Foggia.
Con qualche amico a dire la verità le cose non funzionano. Con Vincent Ponte per esempio, fino a qualche anno prima titolare con il padre Angelo di un’azienda di trasporto di rifiuti di New York. Angelo però non è un uomo qualunque. Le sue società erano associate a un cartello controllato dalle famiglie dei Gambino e dei Genovese. Mafia. Incastrato da un infiltrato confessò tutto e patteggiò la condanna. Il figlio invece niente. Nessuna accusa e patrimonio intatto. Raffaello e Vincent si conoscono al ristorante di Ponte, Canal Street, Manhattan. Entrano in società, costituiscono la Follieri Group. Presidente Raffaello, vice Ponte e Sodano. Ma il legame non dura.
Anche perché qui entra in scena Doug Band. È il braccio destro di Clinton, è lui che lo presenta all’ex presidente. Follieri si presenta con un gesto ad effetto. Alla Clinton Global Initiative, il summit dei potenti del mondo a New York, promette 50 milioni di dollari, la vaccinazione di 10mila bambini dell'Honduras contro l'epatite A, tessere sconto per medicinali a tutti gli americani bisognosi. Ma la promessa è ancora lì in sospeso. Grazie a lui però entra in contatto con una straordinaria rete di uomini potenti. E miliardari come il californiano Ron Burkle, amico personale e socio in affari di Bill Clinton. Si mettono in società con lo scopo di sempre: acquistare proprietà immobiliari della Chiesa, riconvertirle e rivenderle. L’amicizia con Doug Band si fa sempre più stretta ma non basta. Nella rete entra anche Huma Abedin, una delle assistenti più strette di Hillary Clinton. Corteggia anche due pezzi grossi repubblicani: Andy Card, il senatore John McCain. Per ora niente. C’è chi giura che negli ultimi mesi il vento sia girato. Burkle gli ha fatto causa accusandolo di aver sottratto denaro per donarlo alla fondazione Clinton: «Sostengo il suo progetto, e io e Anne siamo amici della figlia Chlesea» dice lui; Clinton che è socio di Burkle, nega di aver fatto pressioni per investire i soldi del gruppo su Follieri, strano caso di vittima e beneficiario della stessa iniziativa.

La diocesi di Toronto ha avvisato tutte le altre di stare in guardia da Follieri, Doug Band non si vede più, Clinton sempre meno. Lui fa finta di niente: «Bisogna sposare l’etica con gli affari» dice. Matrimonio rigorosamente in Chiesa...

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