«Ite missa est»: viaggio tra i seguaci della messa in latino

Molti i giovani affascinati dalla liturgia: «Oggi festeggiamo la “liberazione” del rito romano»

«Ite missa est»:  viaggio tra i seguaci della messa in latino

Un ringraziamento commosso del sacerdote a Papa Benedetto XVI durante l’omelia e, in conclusione, il canto del «Te Deum». Questi alcuni dei momenti che hanno caratterizzato una delle messe che si celebrano a Roma col rito tridentino. È stata una «prima» importante, ieri, per la numerosa comunità tradizionalista romana. L’emanazione papale del «Motu Proprio» è stata vissuta, infatti, come un giusto e atteso riconoscimento liturgico per i tanti seguaci della liturgia in latino.
Per capire gli umori e le reazioni dei fedeli, abbiamo assistito a una delle celebrazioni che si tengono secondo l’antico rito. Nella chiesa di Gesù e Maria al Corso si riunisce una delle storiche comunità di seguaci del rito romano. Per questi non è stata una domenica come le altre: «Abbiamo ricevuto un dono di grazia, che ha riparato a molte incomprensioni che duravano da decenni», spiega Carlo Marconi, presidente romano dell’associazione «Una Voce». Uno dei gruppi più attivi nella difesa della liturgia latino-gregoriana: l’importanza dell’avvenimento è sottolineata dal fatto che «a giorni il nostro presidente internazionale ringrazierà ufficialmente il Sommo Pontefice». Tanti i giovani che hanno assistito alla celebrazione. Tra questi, numerosi sono gli aderenti del «Trifoglio», un’associazione identitaria che utilizza il latino come lingua madre delle sue campagne culturali: «Oggi siamo entusiasti perché festeggiamo la “liberazione” del rito romano - dichiara Alfredo Iorio, presidente del “Trifoglio” -. Noi siamo stati sempre convinti che la messa è un rito che non va solo capito ma soprattutto vissuto. È un’esperienza che può rappresentare un momento di rinascita per la nostra civiltà».
Tra gli altri luoghi di culto dove si celebra l’antica liturgia vi è la chiesa di San Gregorio dei Muratori, in via Leccosa. Qui, dal 1992, padre Joseph Kramer ha il permesso di celebrare la messa in latino. Le celebrazioni avvengono tutti i giorni feriali, alle 18.30, e la domenica. I sacerdoti della «Fraternità San Giovanni», invece, celebrano la messa nelle chiesa di San Nicola in Carcere, in via del Teatro Marcello, tutti i giorni alle 12.15 e la domenica alle 9.15. Solo la domenica, alle 11, la liturgia viene officiata nelle chiesa di San Giuseppe a Capo le Case, in via Francesco Crispi, mentre solo l’ultimo mercoledì di ogni mese, alle 16.30, viene celebrata nella basilica di Santa Maria Maggiore. Infine nella cappella di Santa Caterina da Siena di via Urbana celebrano messa i sacerdoti della «Fraternità San Pio X», seguaci di Monsignor Lefevbre.

«Tutte le domeniche, alle 11, la nostra cappella è ed è stata sempre piena di fedeli, soprattutto giovani - spiega don Fausto Buzzi -. Affermando il diritto di celebrare la messa secondo l’antico rito, il Papa ha riconosciuto che questo non è mai stato abrogato. È bello vedere come la tradizione è più viva che mai».

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