Jan, un eroe perduto e sconfitto dalle Furie del focolare

Nuove simbologie nel «Malinteso» di Camus con la evocativa regia di Carriglio. Grande interpretazione di Giuliana Lojodice, Galatea Ranzi e Luca Lazzareschi

La hall di un albergo in un'ignota città dell'Est europeo, due donne imprigionate in rigide vesti plumbee. Un cliente che non rivela alle sue ospiti di essere fratello dell'una e figlio dell'altra. Che le ha abbandonate vent'anni prima per cercar fortuna oltremare. E che ora fa ritorno come il figliuol prodigo per essere riammesso nel circuito degli affetti familiari. Ma viene ucciso dalle tremende Furie che ora occupano, nel focolare domestico, il posto delle divinità matriarcali dato che non ha trovato le parole per farsi riconoscere.
Perché Jan, l'eroe del Malinteso di Camus, specchio di una generazione perduta nell'inferno della guerra, non sospetta la tremenda verità? Come mai si perde nella contemplazione del tempo perduto senza aver la forza di reagire? Camus non lo svela. Si limita, nel suo capolavoro teatrale, a spiegarci il movente di quel crimine efferato. Il denaro che le due donne sottraggono alla vittima servirà per evadere da quella terra di nebbie e d'orrore che è diventata l'Europa (il dramma è stato scritto sotto l'occupazione nazista) per raggiungere la terra promessa dalla fantasia: l'Africa immaginaria dove il sole si specchia nel mare. Ma ecco la tragedia di nuovo imporsi, come Camus pretendeva adattando da par suo l'Orestea ai nuovi tremendi tempi delle stragi di massa. Giunge, al posto del deus-ex-machina dei greci, la moglie di Jan disperata per la scomparsa del marito. E le due donne che poco prima sono state informate dell'identità della vittima per colpa del Servo Muto che nelle vesti inesorabili del Fato ha consegnato loro il passaporto di Jan, non reggono alla rivelazione suicidandosi come Giocasta nell'Edipo re.
Questo dramma-manifesto del disagio esistenziale è stato mirabilmente esumato da Pietro Carriglio. Cui si deve, oltre alla regia, l'inquietante segno grafico della scena. Dove un lungo tavolo sacrificale si erge davanti a una paratìa occupata da un sinistro ideogramma.

In questo spazio della memoria intermittente Giuliana Lojodice e Galatea Ranzi lasciano cadere parole e pause di magica suggestione, laureandosi grandi attrici tutt'uno al magnetico Luca Lazzareschi e allo stesso Carriglio nel cameo del Servo in uno spettacolo d'altissima suggestione che onora il teatro italiano.

IL MALINTESO - di Camus Teatro Biondo Stabile di Palermo. Regia di Pietro Carriglio, con Galatea Ranzi, Giuliana Lojodice, Luca Lazzareschi. A Palermo, fino a domenica. A Roma, Eliseo, dal 4 al 16 marzo.

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