Riccardo Signori
da Milano
Malinconica, e un po pachidermica, Marion Jones è rimasta senza veli fra i ruderi dellArena. Intendiamoci, nessuna posa da calendario. Soltanto uno svelarsi più concreto nelle sue nudità atletiche. Marion Jones non è più la wonder woman. Lo ha spiegato ieri verso limbrunire, sgambettando sulla avvizzita pista milanese, inseguita dagli occhi di un pugno di ragazzini e da un nugolo di cultori che si saranno immalinconiti prima contandosi, poi vedendo lex regina dello sprint, che ha solo 30 anni, macchinosa come un carro armato, senza più piedi sensibili, con le cosce arrancanti verso il traguardo.
Marion è arrivata seconda, ancora una volta battuta da Chandra Sturrup, la ragazza di Bahamas che stavolta ha preso uno sberlone solo dal cronometro: 1142 per lei (quasi un secondo più del record del mondo), 1167 per la Jones, un secondo in più del suo personale realizzato sette anni fa. Non proprio uno spot di successo per Steve Riddick, lex sprinter, oggi diventato suo allenatore. Cè qualcosa che non va: nellallenamento e forse nella testa. Doping o non doping, la storia ha fatto danni. Ed ora Marion sta raccogliendo i cocci. Ma lasciate sorridere chi penserà: non valeva i 40mila dollari. Il fascino dei campioni non ha prezzo.
Ed allora come fare a risollevare lo spirito da depressione aleggiante sullArena semivuota di pubblico e campioni? Sono bastati quattro voli di Gibilisco per risollevare lo spirito ed eccitare gli animi. Asta fra le mani, il nostro ha scaldato tutti con un bel salto a metri 5,50. Ha passato i 5,60. Ha fatto sperare e disperare a 5,70: tre salti, falliti tutti dun niente, hanno detto che il campione del mondo sta tornando lo splendido trapezista delle notti che contano. Piccoli errori gli hanno negato una misura incoraggiante per credere nel futuro che lo porterà ai mondiali di Helsinki. Finirà sesto, successo dellolandese Blom che i 5,70 li ha superati. E alla fine dirà: «Sono dispiaciuto, ho toccato con un braccio, ma la misura lavevo passata. Adesso mi alleno duro per ottenere un risultato».
Fra le piccole storie di questo grand prix va messo anche il record del mondo di un topolino ugandese: Dorcus Inzikuru, mezzofondista in confezione pocket, ha vorticosamente fatto girare gambe e motore sui 2000 siepi, specialità di secondo rango. La ragazza ha messo poco per restare sola e chiudere in 60446, polverizzando il tempo della russa Marina Pluzhnikova (61184), addì undici anni fa. Ricordo per soddisfare le statistiche dellArena che, negli anni doro, non si negava primati del mondo. Lultimo, però, risale a 25 anni fa nel nome di Edwin Moses, re dei 400 ostacoli. Quello della Inzikuru sarà un recordino, in tutti i sensi.
Fiona May sta cercando spiccioli di giovinezza, ma il maquillage è difficile. I 36 anni pesano, le gambe non la portano più lontano. Ormai naviga intorno ai 6,50: ieri è stata la sua miglior misura (questanno aveva saltato 6,53 a Pavia) è valsa un terzo posto dietro alla lettone Radevica (6,62) e alla greca Pilatou (6,52).
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