Jovanotti al Forum, concerto d’amore in «rap»

Antonio Lodetti

Jovanotti ha 39 anni e scopre la maturità, o meglio, dice di essere entrato «in quello che Dante definisce il mezzo del cammin di nostra vita, il momento in cui inizia un nuovo viaggio, quello che probabilmente mi porterà alla definizione di quello che sono». Così Lorenzo si racconta in prima persona sul mensile Rolling Stone, che questo mese gli ha dedicato la copertina. Per questo il suo tour Buon sangue, che stasera approda al Forum (dove verrà registrato il dvd dal vivo dello show) presenta un Jovanotti nuovo nel look, nello spirito e nel suono. Il rap fa da collante ideologico tra rock e poesia di strada, tra suoni cupi e inni alla gioia, tra euforia e riflessione. Niente (o pochi) proclami, piuttosto un inno alla speranza e all’amore quando gli ideali servono a poco. Una maggiore consapevolezza di se stesso, del proprio ruolo di uomo e di artista. «Bisogna entrare nell’inferno, nel baratro profondo della propria anima - scrive ancora Jovanotti a Rolling Stone - e dare ascolto alla parte più spirituale. Qualcuno può essere tentato di non iniziare questo viaggio e di rimanere sulla riva dell’adolescenza in decadenza. Io ho deciso di mettermi in cammino». Sul palco comunque Jovanotti sarà ancora e sempre emozione ed energia; entrerà di corsa alle spalle del pubblico, come fanno le star americane della boxe, proponendo un travolgente medley che si apre con Mani in alto. Un’anima rap non muore mai, magari cambia ma rimane sempre sulle barricate. «Sono un rapper anomalo ma comunque un rapper, e mi interessa molto vedere come sarà un rapper anziano. Conosciamo bluesmen anziani, musicisti classici anziani, cantanti pop anziani e persino rockettari anziani ma io tra una trentina d’anni sarò il primo rapper anziano d’Italia. E mi chiamo Jovanotti. Non vedo l’ora».
Rimangono i suoi punti fermi («gli anni ’90 sono di Bono, questo decennio di Eminem, le voci della mia generazione in Italia Ligabue, Pelù, Ramazzotti, la Pausini sono le voci della sua generazione, Vasco l’anello di congiunzione tra i cantautori e la musica d’oggi»)che poi personalizza e trasforma nelle sue canzoni.
Nella nuova band è rimasto solo il fedelissimo Saturnino al basso; dopo quindici anni si cambia con la tostissima batteria dell’americano Mylious Johnson (osannato dalla critica d’Oltreoceano), la chitarra di Riccardo Onori, le tastiere di Frank Santarnecchi, le percussioni di Jorge Bezzera junior, i computer e la panoplia elettronica di Christian Rigano.
Quindi i brani assumono nuovi toni e nuovi colori, alcuni con nuovi e vibranti arrangiamenti come Piove, Una tribù che balla, L’ombelico del mondo. Ci sarà tutto quello che il fan più esigente aspetta di sentire (per scatenarsi e per riflettere) da Savami a Tanto e Mi fido di te, da Falla girare a Questa è la mia casa concludendo con Ragazzo fortunato, Penso positivo, Coraggio.

Insomma Lorenzo «Jovanotti» Cherubini ritrova il suo pubblico milanese in quella che si annuncia una grande festa all’insegna della musica totale. «La musica è qualcosa che ho dentro, come un rullino del quale sono una macchina fotografica. È un mistero, il mio rapporto con lei è quello che aveva un saltimbanco di un’epoca antica con la forza di gravità».

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