JpMorgan e Grecia tengono le Borse in allarme

È un altro poco tranquillo week-end di paura per i mercati, che già domani dovranno forzatamente fare i conti con il caos politico in Grecia e con il bubbone JpMorgan ormai scoppiato, ma possibile fonte di altre sorprese poco piacevoli. Senza contare che gli investitori non avranno a disposizione la «bussola» dell’Eurogruppo, la cui riunione dedicata al dossier Atene comincerà pochi minuti prima della chiusure delle Borse.
Ad Atene è una corsa contro il tempo, nella speranza di riuscire a formare un governo di unità nazionale. Finora tutti i tentativi di mettere insieme una coalizione sono miseramente naufragati. Dopo che venerdì sera il numero uno del Pasok, Evangelos Venizelos, ha gettato la spugna a causa dell’impossibilità di trovare un’intesa con Syriza, ferma nel proposito di stracciare i patti stipulati con Ue e Fmi, oggi il presidente greco Karolos Papoulias convocherà i leader dei partiti politici, in un ultimo estremo tentativo di evitare un inutile ritorno alle urne in giugno.
Le speranze sono però ormai ridotte al lumicino, al punto che nell’Eurozona l’addio di Atene alla moneta unica non viene più considerato come un’ipotesi neppure da prendere in considerazione. Anzi. Da sempre più parti, si è convinti che l’evento non sarebbe uno choc irreparabile. «Non avrebbe effetti fatali», conferma il componente del board della Bce e presidente della Banca centrale irlandese, Patrick Honohan. Certo, «non sarebbe una cosa positiva, ma non sarebbe fatale» per Eurolandia. Sulla stessa linea l’inflessibile Bundesbank, che nei confronti di Atene sposa l’identico atteggiamento di durezza ormai adottato da Berlino. «Se Atene non rispetta la parola data - ha spiegato il governatore della Buba, Jens Weidmann - è una decisione democratica. Il risultato è che non ci sono basi per ulteriori aiuti finanziari. Anche i Paesi donatori devono giustificarsi davanti alla loro popolazione». E una possibile uscita della Grecia dall’euro? «Per la Grecia - ha risposto Weidmann - le conseguenze sarebbero molto più gravi che per il resto dell’Eurozona».
Un cartellino giallo viene poi sbattuto sotto il naso di François Hollande: il Patto di stabilità e lo statuto della Bce non si toccano, ha ammonito Weidmann. Chi ancora sembra disposto a recitare il ruolo della colomba è il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, favorevole a concedere più tempo ad Atene per rispettare gli impegni. Motivo? «Per me l’uscita della Grecia dall’euro non è un’opzione favorevole». Dall’altra parte dell’Oceano la perdita da due miliardi di dollari accusata da JpMorgan a causa dei derivati ha avuto l’effetto di una scossa. Dopo che Fitch ha tagliato di un gradino (ad ’A+’ da AA-’) il merito di credito della banca americana, Standard & Poor’s ha peggiorato le prospettive portandole a negative.
Entrambe le agenzie di rating tengono d’occhio JpMorgan in vista di un ulteriore peggioramento del loro giudizio: l’istituto di Jamie Dimon rischia, infatti, un altro miliardo di perdite nel secondo trimestre, imputabili all’alta volatilità dei mercati. Il Wall Street Journal ha intanto ricostruito la possibile dinamica del disastro finanziario.


Secondo la «bibbia» finanziaria Usa, JpMorgan aveva chiesto ai propri trader, alcuni mesi fa, di effettuare scommesse per coprirsi dalla crisi europea e dall’andamento dei mercati del Vecchio continente. Ma invece di ridurre il rischio, queste complicate scommesse si sono trasformate in forti perdite, che hanno raggiunto i 200 milioni di dollari al giorno.

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