Torino - La Juventus che ti aspetti alla prima di campionato: cattiva, aggressiva, volonterosa. E il Parma che invece fa la figura della squadra capitata lì per caso: molle, vulnerabile e rassegnata. Non può quindi che finire tanti a pochi l'anticipo prandiale della domenica: 4-1, bianconeri in paradiso nel loro nuovo stadio e ducali all'inferno nonostante il rigorino trasformato nel finale da Giovinco.
La giornata perfetta della Juventus, al di là dei marcatori (Lichtsteiner, Pepe, Vidal e Marchisio) ha un nome e un cognome: Andrea Pirlo. Semplicemente dominante e illuminante dal primo all'ultimo minuto: i quasi 36.000 presenti ci hanno messo dieci minuti a inchinarsi ai suoi piedi. L'ex milanista, lasciato libero di muoversi da avversari che non ne hanno azzeccata una, ha fatto e disfatto quando ha avuto il pallone tra i piedi: giocate di una semplicità disarmante, testa alta e palla via ora per Del Piero (tra le altre perle: un lancio di quaranta metri da stropicciarsi gli occhi) e ora per gli esterni. Detto non sottovoce: in mezzo al campo era dai tempi di Zidane che non si vedeva uno juventino di questo livello. E se il Milan lo ha lasciato andare a parametro zero, peggio per lui: gode la Juve e gode Conte secondo cui «Andrea è un giocatore che può stare ovunque e sono felice di averlo, anche se qualcuno pensava che non fosse adatto al mio gioco».
La partita, pur già chiaramente indirizzata, è durata fino al vantaggio dei padroni di casa: quando Pirlo (toh!) ha spedito in rete Lichtsteiner con un cucchiaio da applausi, il Parma si è sciolto e avrebbe potuto andare al riposo già sotto di due gol se Celi non avesse annullato per fuorigioco un gol a Matri. Gol apparso poi valido che ha fatto storcere il naso a Conte: «Anche gli arbitri devono prendere il ritmo: ci sono state cose che non mi sono piaciute, su Matri c'era un rigore a inizio partita». Ieri dettagli. E del resto, visto come si erano messe subito le cose, sarebbe stata solo una questione di tempo arrotondare il punteggio: pennellata del capitano a inizio ripresa, sberla di Pepe e 2-0 servito facile facile. Il resto è stato buono per lo spettacolo e per prendere fiducia: missile all'incrocio di Vidal, entrato a partita in corso, poker di Marchisio (splendido) con un tocco al volo di destro su magia del solito Pirlo. Poi, nel finale, il rosso a De Ceglie e il rigore seguente trasformato da Giovinco buono solo per le statistiche. Con la Juve che ha anche sperimentato un 4-3-3 dove Vidal andava più o meno dove voleva come non dovrà più essere per non fare imbizzarrire Conte. «E' stata la gara che volevamo e che i nostri tifosi sognavano - il commento del tecnico -. Tutto bello, ma ricordiamo che siamo in fase di costruzione: metteremo ogni giorno un mattone dietro l'altro per costruire un edificio importante. Voglio fare i complimenti ai ragazzi sia per la fase offensiva che soprattutto per quella difensiva. Un difetto? Il rigore preso alla fine: dobbiamo tenere la concentrazione alta fino al fischio conclusivo». Incontentabile, come dimostrato anche con le lamentele sulle decisioni di Celi.
La Juve è insomma partita con il piede giusto, facilitata anche dalla pochezza dell'avversario: non sarà sempre così e arriveranno partite più complicate. Certo però che l'atteggiamento della squadra è parso quello giusto e la vicinanza del pubblico al campo, insieme agli urlacci dello stesso Conte, aiuterà i giocatori a tenere alta la tensione. «Nell'intervallo l'allenatore ci ha strigliato nonostante il vantaggio - ha rivelato Marchisio -.
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