La linea guida, tanto per cambiare, la detta Alessandro Del Piero. Rimasto in panchina contro il Milan a mordersi le unghie mentre i suoi compagni lottavano e sbuffavano per rimontare il gol segnato da Nocerino: in piedi per quasi tutti i novanta minuti, capitano ai margini del rettangolo di gioco ma non della lotta. Un capitano che ieri, dalle pagine del suo sito, ha esplicitato il da farsi: «Guardiamo avanti. Di fronte alla Juventus ci sono giorni decisivi, con due partite nel giro di quattro giorni, due momenti di fondamentale importanza per la nostra stagione. Erano anni che non arrivavamo a marzo in corsa per due obiettivi, campionato e coppa Italia. Sta per cominciare un mese che dirà molto del nostro futuro e dobbiamo farci trovare preparati. La nostra concentrazione è rivolta soltanto a questo». Non una parola sulle polemiche, almeno non direttamente. Il quotidiano è la sola cosa che conta. Non il passato: quello va archiviato, punto e basta. Si punta al massimo guardando avanti, sbirciando il traguardo oltre gli ostacoli. Che ci sono, inevitabilmente: ma che possono essere superati. Con serenità e senza perdere la calma.
Un po quello che sta cercando di fare la Juventus tutta, muta ai piani alti dal prepartita di San Siro: le ultime frasi sono quelli in cui per bocca di Marotta la società si diceva «soddisfatta della scelta di Tagliavento». Due ore dopo pareva una barzelletta, ma nessuno ha più voluto tornare sullargomento. Se altri hanno gettato benzina sul fuoco, la Juve no: quello che doveva dire lo aveva già detto. Punto e a capo.
Nessuna reazione agli attacchi del Milan, nessuna voglia di controbattere a nessuno. Buffon si è difeso da solo incassando la solidarietà pressoché unanime dei colleghi (Thiago Silva in primis), Conte è rimasto zitto a Coverciano - in attesa di parlare domani, alla vigilia del match contro il Chievo - e come lui hanno fatto Andrea Agnelli (nella foto) e Marotta. I quali domani parteciperanno alla riunione di Lega e chissà se avranno voglia-piacere di esporsi: improbabile, ma non impossibile. «Il nervosismo di questi giorni? Ha ragione Berlusconi - ha detto ieri a Radio Sportiva lex presidente juventino Giovanni Cobolli Gigli - quando dice che gli errori arbitrali esistono ma che le squadre devono cercare di vincere lo stesso senza attaccarsi ad altro. Mi sembra che stiamo facendo processi eccessivi. I toni della Juventus? Non ho avuto la sensazione che i bianconeri abbiano esagerato, anche se è chiaro che Conte aveva fatto una serie di dichiarazioni avallate dalla società. Ci ha però messo del suo anche il Milan, con le polemiche seguite alla conferma della squalifica di Ibra. Piuttosto, non capisco perché nel calcio non si possa adoperare la tecnologia: in Milan-Juventus tutto si sarebbe risolto seduta stante».
In attesa magari di maggiori poteri al quarto uomo o dei giudici di linea anche in campionato, Buffon ha incassato tra gli altri la solidarietà di Materazzi («ha detto quello che pensava e questo gli fa onore. Non mi sembra che lanno scorso, quando Robinho fece gol di mano a Verona, qualcuno abbia detto nulla») e quella del collega Frey («avrei reagito allo stesso modo»). Il tutto, mentre il presidente dellUefa Platini fa i complimenti alla Juve che fu sua, non si sbilancia sulla lotta scudetto («proprio a me lo chiedete?») e si dice «favorevole al doppio arbitro, non alla tecnologia in campo». La Juve intanto prende nota di tutto (anche dei sorrisetti sul caso Bonucci tirato dentro lo scandalo calcioscommesse per quando era al Bari) e, nel silenzio del suo fortino di Vinovo (e a porte chiuse), prepara il sorpasso, visto che mercoledì prossimo recupererà il match contro il Bologna rinviato per neve. A Torino invece splende il sole ormai da giorni e il pareggio di San Siro ha riscaldato ancor più gli animi: «Diamo fastidio, la cosa mi piace», ha gongolato Buffon.
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