da Kabul
Hanno parlato ai giornalisti tramite un telefono satellitare e hanno confermato i timori delle autorità di Seul: «Siamo esausti», «ci spostano continuamente da un posto a un altro, ci tengono in gruppi separati e non sappiamo niente gli uni degli altri». I ventidue civili sud-coreani sono ancora in mano ai talebani mentre le trattative per la loro liberazione proseguono frenetiche.
I seguaci del mullah Omar hanno minacciato ieri di uccidere tutti gli ostaggi se le forze afghane decidessero di intervenire con un blitz. «Abbiamo combattenti a sufficienza per difendere le nostre basi dove sono detenuti gli ostaggi. E se i nostri uomini non dovessero riuscire a farlo, allora li ucciderebbero tutti», ha detto il portavoce dei talebani Qari Mohammad Yousif. Una minaccia che è la risposta alle intenzioni espresse dalle autorità di Kabul: «Crediamo nella trattativa - ha detto il viceministro degli Interni afghano, Munir Mangal -. Se il dialogo fallisce, allora faremo ricorso ad altri mezzi», ha aggiunto Mangal, nonostante la Corea del sud voglia evitare a tutti i costi unazione militare, nel timore di mettere a rischio la vita dei sequestrati, che sono nelle mani dei talebani dal 19 luglio scorso e che in questo periodo hanno già assistito alla barbara esecuzione di uno dei loro connazionali.
A partecipare alle trattative ci sono due deputati afghani, fra cui un ex talebano, e diversi influenti esponenti dei clan locali. Ma la difficile impasse potrebbe sbloccarsi su un punto decisivo. Sul piatto gli integralisti hanno messo come condizione il rilascio di diversi guerriglieri islamici. Secondo quanto riferito dalla tv satellitare Al-Jazeera, il governo avrebbe accettato lo scambio di quattro detenuti, una circostanza che se fosse confermata riaprirebbe le speranze di un lieto fine. Ieri un inviato di Seul, Baek Jong-chun, ha incontrato il presidente afghano Hamid Karzai.
Resta forte la preoccupazione soprattutto per una parte degli ostaggi. Nel gruppo, infatti, oltre a sud-coreani di religione buddhista, ci sono anche evangelisti, accusati dai fondamentalisti islamici di fare proselitismo, rigidamente vietato dai precetti dellislam e probabile causa di una loro «giustificata» uccisione.
Intanto in Afghanistan si continua a combattere. Due soldati americani delle forze Nato e un militare britannico sono rimasti uccisi durante gli scontri con i talebani. Sale così a 67 il numero dei soldati inglesi che hanno perso la vita nel Paese dal 2001.