Oscar Eleni
da Milano
Il bere oscuro dei giovani diavoli, Gilardino principe dei perni, Kakà il predestinato, nella notte dove la Juventus scopre di avere una luna di carta e qualche strega nella borsa. Per apparire antipatici, proprio come quelli che urlano le formazioni, accendono fumogeni, si mostrano spietati nella ricerca dellironia sulle solite strisce, avevamo scelto di seguire Pippo Inzaghi mentre faceva il giro delle sette chiese, per baciare tutti quelli che gli vogliono sempre bene, cominciando dallarbitro Bertini in riscaldamento. Volevamo proprio andare dietro al cavaliere elettrico in cerca dellerba medica per vedere la faccia che avrebbe fatto davanti a Del Piero: ti ricordi Ale, io via dalla Juventus, ma sempre sulla breccia, tu sei rimasto, però ti vedo sofferente. Sarebbe stata una storia.
Ma Inzaghi aveva altri pensieri, capire i giovani dioscuri, sentire lo spessore della difesa bianconera, mentre Del Piero cercava la faccia di circostanza, pensava a passare le acque, non aveva voglia di andare in pasto a quel cameraman che si piazza dieci centimetri dietro ai calciatori impegnati nelle rimesse laterali, segnale definitivo per far sapere che si esiste se la telecamera ti mangia: si è goduto, in tuta, il palleggiatore che in mezzo al campo nascondeva e faceva vivere tanti tipi di arte calcistica da strada.
Persi di vista i duellanti dei giorni dispari nella real casa bianconera siamo andati dietro ad altri segnali, sbalorditi dalla pazienza di quelli che stanno intorno alla Fossa per quel pentolone sempre acceso, luce dinferno per chi aveva voglia di una notte più tossica del solito. Valutato il ruvido, lossessionante, ci è arrivato addosso prima il furore di Gattuso poi abbiamo cercato altrove perché era giusto domandarsi se la previsione di don Arrigo Sacchi sulla solidità bianconera non era un messaggio per stimolare il Milan ad essere ape e poi farfalla. Pungiglioni al vento e veroniche eleganti. Scoprire come si porta alla consapevolezza di se stesso un Gilardino lavato con laceto tante volte prima di Empoli, prima della serata dedicata alla paella bianconera. Suo il paso doble per innescare Seedorf, suoi i movimenti più eleganti in attesa di entrare in totale sintonia con Ricardo Izekson, il figlio degli spiriti che non vedi quanto vorresti, ma che ammiri appena lo vedi accelerare, cercare la sua nuvola.
Sono loro i cacciatori della notte, principini eleganti che però avevano bisogno di un filo doro a cui legarsi e qui, nella partita che forse temeva di più davanti al ruggito di Emerson e Viera, ecco Andrea Pirlo trovare anche lago per vestire tutti, per essere il padrone della notte, per la disperazione di Chimenti, per il sostegno ai giovani dioscuri che non avevano tante occasioni per dialogare, quasi ci fosse nel loro rapporto un pizzico di maliziosa gelosia.
Impressioni, mentre Gattuso non si ferma mai, così come la mamma degli stupidi non la smette di alimentare i lanciatori di bottiglie, quelli che non si accontentano di vedere un avversario toccato duro. Boato per Inzaghi che lascia il posto al suo amico Bobone, un attimo prima che uno stadio intero si metta a fischiare per la penitenza che una notte balorda della Juventus con langoscia della memoria bavarese e dellimbattibilità in questo torneo, impone ad Alessandro Del Piero.
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