«Parlerò molto presto del mio futuro». Riccardo Kakà è un ragazzo di parola oltre che di buone maniere. E oggi, dal ritiro del Brasile, interromperà finalmente il suo silenzio tattico per declinare la verità, tutta la verità sul suo futuro e sul suo trasferimento al Real Madrid. Terrà il punto della sua posizione: «Non ho chiesto io di partire, è stato il Real a cercarmi e il Milan a cedermi» la frase ripetuta in questi giorni, attraverso sms, anche ad alcuni capi degli ultrà rossoneri.
Non solo, ma la notizia di ieri ha finito col sigillare la questione rendendola di fatto esecutiva: il Real Madrid, infatti, previa autorizzazione di Milan e Seleçao brasiliana, ha spedito a Recife, sede del raduno della nazionale di Dunga, Juan Carlos Hernandez, capo della struttura sanitaria del club madridista per sottoporre Kakà alle visite mediche, pratica indispensabile per rendere esecutivo il trasferimento, senza alcuna coda burocratica. Potrà partire per il Sudafrica a tutti gli effetti come un giocatore del Real Madrid. All'annuncio Kakà si è preparato con la prova sull'Uruguay, in perfetta traiettoria con le ultime nel Milan, poco convincenti: il suo gol su rigore è stato l'unico acuto di una performance non ancora al top.
Oggi è dunque il grande giorno, il giorno dell'annuncio del colpo di mercato e dell'inizio della nuova traversata del deserto da parte del Milan. Confermatissima la cifra sborsata dal Real: 68 milioni di euro, stipendio da 11 milioni di euro netti al mese per il brasiliano. Gli spagnoli, grazie al sistema fiscale iniquo, possono pagare lo stesso contratto sborsando 14-15 milioni al lordo: al Milan un contratto del genere sarebbe costato 23 milioni all'anno. E non è un caso che ieri Berlusconi abbia ribadito «se dipendesse da me rimarrebbe». Ma certe cifre sono ormai ingestibili.
Nelle stesse ore della conferenza-stampa di Kakà, ad Arcore, ricavando lo spazio necessario alle valutazioni politiche per il voto sulle europee, si svolgerà il vertice annunciato dallo stesso Silvio Berlusconi a Milan Channel venerdì pomeriggio. Con Adriano Galliani, vicepresidente operativo del club, sarà conclusa l'operazione con lo scambio di fax, firme e telefonate con il diretto interessato, e col presidente madridista Florentino Perez. Dopodiché sarà limato il piano di rilancio del Milan che comporta due provvedimenti drastici: il taglio delle aree di spesa eccessiva, quindi riduzione su ogni fronte, in particolare sugli stipendi (perciò non verrà richiesto al Chelsea il rinnovo del prestito di Shevchenko), e scelta dell'attaccante che prenderà il posto di Kakà nello scacchiere rossonero.
Leonardo, in vacanza per qualche giorno in Sardegna, ha preso la sua decisione: il Milan giocherà come il Barcellona, con tre punte, una centrale, che farà da torre, più due laterali, a destra Pato, a sinistra Ronaldinho sicuramente. Eliminata così la figura del trequartista: anche per Seedorf, perciò lo spazio di utilizzazione sarà ridotto a meno di un riciclo da centrocampista.
Le ricerche di Galliani e Braida finora sono approdate in Germania, uno dei pochi mercati calcistici ancora competitivi con quello italiano sul versante finanziario. Il Milan ha infatti inserito al primo posto della lista di gradimento aziendale un gigante di 193 centimetri, bosniaco di nazionalità, Edin Dzeko, nativo di Sarajevo (17 marzo dell'86 la sua data), decisivo protagonista dello scudetto vinto dal Wolfsburg sul Bayern di Monaco: è in pratica colui che ha spodestato Toni dalla comoda rendita di re del gol della Bundesliga. Ha collezionato 26 gol in 33 partite ed è stato eletto a fine torneo il miglior calciatore della Bundesliga.
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