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Kakà, la rabbia del City: no per pressioni politiche

Cook, presidente esecutivo del Manchester City, attacca: "Era tutto sistemato, l'opinione pubblica ha fatto saltare l'affare". Robinho, in polemica col club, lascia il ritiro. Berlusconi: "Kakà ha scelto liberamente" 

Kakà, la rabbia del City: 
no per pressioni politiche

Londra - "Il Milan si è chinato sotto la pressione dell’opinione pubblica". La sconfitta brucia e Garry Cook, presidente esecutivo del Manchester City, si sfoga così a proposito della trattiva fallita quando Kakà sembrava già pronto per approdare in Premiership con la maglia azzurra dei Citizens. Nella prima intervista dopo l’inutile blitz a Milano, Cook ha puntato il dito contro il club rossonero, accusato di essere l’unico responsabile per il mancato arrivo di Kakà. E non ha risparmiato critiche neppure ai rappresentanti del giocatore, più interessati all’aspetto economico che non sportivo della trattativa.

La querelle "Il giocatore era chiaramente in vendita - ha dichiarato Cook all’emittente britannica Sky -. Avevamo raggiunto un accordo confidenziale già diverse settimane fa, ma secondo me il Milan l’ha imbottigliato. Dopo tre o quattro incontri era parso abbastanza chiaro che Kakà fosse in vendita e noi eravamo stati piuttosto chiari sull’intenzione di ingaggiarlo. Nell’ultimo incontro però sono emerse questioni che non potevano essere risolte, credo che la politica e la pressione dell’opinione pubblica abbiamo di fatto cambiato lo scenario". Il numero uno del Manchester City ha ribadito che nessun emissario del club ha mai presentato un’offerta economica a Kakà. "Non abbiamo mai incontrato il giocatore. Ci siamo visti con il suo procuratore (il padre Bosco Leite) per discutere solo gli aspetti commerciali" le parole di Cook, secondo cui i soldi hanno svolto un ruolo cruciale nella trattativa.

Robinho sbatte la porta Robinho ha lasciato il ritiro del Manchester City a Tenerife e la società non sa dove si trovi. L’attaccante brasiliano, che si era speso in prima persona per l’ingaggio del connazionale Kakà, non avrebbe digerito il naufragio della trattativa con il Milan e ora rischia sanzioni del club inglese. "Tutto quel che so - ha detto Cook alla Bbc - è che Robinho non è più nel centro d’allenamento a Tenerife" evitando di commentare le voci secondo le quali il giocatore sarebbe addirittura sul punto di tornare in Brasile, dopo una lite con il tecnico Mark Hughes. La lite con Hughes sarebbe nata quando l’allenatore si è rimangiato la promessa di lasciarlo partire per festeggiare in patria il 25esimo compleanno, il 25 gennaio.

Berlusconi: "Era libero di scegliere" Il giorno dopo il presidente del Consiglio e proprietario del Milan, Silvio Berlusconi, ha detto di aver lasciato il giocatore brasiliano "libero di scegliere" se accettare o meno l’offerta record del Manchester City. "L’avevo lasciato libero di scegliere come con Shevchenko, come un padre, un fratello maggiore non può fare altrimenti. Non ho speso una sola parola per spingerlo ad accettare, quelle parole che abbiamo speso per trattenerlo hanno fruttato" ha detto oggi Berlusconi. "Sono felice che il Milan possa annoverare tra i suoi protagonisti un ragazzo come Kakà che veramente ha dato una dimostrazione straordinaria di non essere soltanto qualcuno che guarda al guadagno ma di avere anche dei principi e dei valori". Per il premier, Kakà ha dimostrato di avere il valore "dell’attaccamento alla bandiera, di riconoscenza nei confronti di una società, di un presidente che l’hanno lanciato.

L’amicizia nei confronti dei compagni di squadra, l’affetto per i tifosi milanisti che di affetto gliene hanno dato tanto".

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