Milano - Il 2 dicembre sarà ufficiale: Kakà è il vincitore del Pallone d’Oro. Considerato uno dei calciatori più forti al mondo, si distingue dai suoi colleghi perché a fine carriera, invece di diventare allenatore, sogna di svolgere il ruolo di pastore evangelico. "Mi piacerebbe molto. È un percorso impegnativo - ha dichiarato l’attaccante del Milan - bisogna studiare teologia, fare un corso, approfondire lo studio della Bibbia. Un pastore evangelico legge la Bibbia e ne trasmette i precetti. Non è così facile applicare alla società di oggi cose scritte migliaia di anni fa. Ma proprio questo - spiega al mensile GQ, in edicola giovedì, di cui scrive l’editoriale - è il compito di un buon pastore: attualizzare l’insegnamento della Bibbia".
Conversione La sua conversione, si dice, sia dovuta ad un tuffo quasi mortale dalla piscina quando aveva 14 anni. "È una balla. Io sono cresciuto con l’educazione della Bibbia. E poi ne avevo 18, di anni. L’incidente c’è stato, - osserva - ma nel Duemila: la mia carriera poteva chiudersi lì. Mi si è torto il collo e ho lesionato la sesta vertebra cervicale". Risulta anche che il giocatore - che tra cinque mesi diventerà papà - sostenga che è Dio a scegliere i re, i principi, i presidenti e più in generale i leader.
Ma precisa: "Non confondiamo: Dio sceglie i leader, come dice la Bibbia, ma poi lascia loro il libero arbitrio. Il punto sta tutto lì: non è stato Dio a volere la guerra, - chiude Kakà - a distruggere il mondo con il disprezzo della natura. Sono i governanti che abusano del loro libero arbitrio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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