Ce le ricordiamo tutti le immagini di uomini, donne e bambini, tutti afroamericani, arroccati sui tetti delle loro abitazioni. Intorno acqua, acqua e ancora acqua. E distruzione. Sono i fotogrammi simbolo di Katrina, luragano di categoria 5 che il 29 agosto del 2005 travolse il Sud degli Stati Uniti, provocando danni per oltre 80 miliardi di dollari e 1.836 morti. L80% dei quali nella sola New Orleans, che vide letteralmente spazzati via i quartieri più poveri, sommersi dallesondazione del fiume Missisippi.
Nata sopra le Bahamas, Katrina risalì velocemente lungo il Golfo del Messico, dirigendosi verso la Florida e aumentando progressivamente dintensità, fino a raggiungere lacme e poi perdere forza e scendere a categoria 3, prima di essere assorbita da un fronte freddo nella regione dei Grandi Laghi. Sulla sua strada Katrina ha lasciato distruzione, oltre che in Louisiana, in Alabama, Florida, Georgia, Kentuky, Missisippi e Ohio, con strascichi anche a New York e in Arkansas.
Ma certamente il simbolo di quel disastro è diventata New Orleans, teatro di una delle più gravi tragedie naturali della storia degli Stati Uniti. Una tragedia ampiamente annunciata e, proprio per questo, evitabile. Già il 26 settembre il presidente George W. Bush aveva dichiarato lo stato demergenza, includendo però solo le contee costiere del Missisippi e dellAlabama, ma escludendo New Orleans. Questo nonostante già nelle settimane precedenti molte simulazioni al computer lavessero posta al centro del percorso di Katrina, prevedendo una catastrofe, perché l80% della città si trova sotto il livello del mare.
Ma luragano ha fatto anche unaltra vittima. Il presidente Bush. O meglio, la sua immagine.
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