La Kawasaki si ritira e lascia a piedi Melandri

Il motomondiale perde i pezzi, strangolato dalla crisi economica globale, da costi troppo elevati e da una gestione poco lungimirante. Dopo la notizia, falsa, del ritiro della Honda dalla MotoGp, arriva quella vera della smobilitazione della Kawasaki.
«Posso solo sperare di svegliarmi il primo gennaio e scoprire che è stato tutto un incubo», commenta Marco Melandri, neo acquisto della Kawasaki per il 2009. Invece, purtroppo per Melandri, è la pura realtà.
«Lunedì - svela Alberto Vergani, manager del pilota italiano -, sono stato chiamato da Michael Bartholemy (il team manager della Kawasaki, ndr), che mi anticipava che nel giro di qualche giorno dal Giappone sarebbe stato annunciato il ritiro».
Una lettera, che non è tardata ad arrivare: ieri mattina, tutti gli uomini del team e i due piloti - Melandri e John Hopkins - hanno ricevuto una email, nella quale si spiegava che a causa della crisi economica, la Kawasaki aveva deciso di abbandonare, da subito, la MotoGp, la massima espressione del motociclismo da corsa. Una brutta sorpresa per gli uomini di verde vestiti e, più in generale, per tutto il motomondiale, già da parecchi anni in grave difficoltà nel riempire la griglia di partenza. Per contratto, la Dorna, la società spagnola che gestisce il campionato, dovrebbe schierare un minimo di 18 moto, ma con il ritiro delle due giapponesi si arriva a malapena a 17. E quello della Kawasaki potrebbe non essere un caso isolato, perché anche la Suzuki, già ritiratasi dai rally, è in affanno e, soprattutto, i team privati non ce la fanno più a reggere i costi di un mondiale dalle spese esorbitanti - circa 10 milioni di euro a stagione per una squadra con due piloti -, ma dai ritorni economici piuttosto scarsi. Non a caso, il team Pramac dell'italiano Paolo Campinoti, che gestisce due Ducati, sta cercando di dirottare uno dei suoi piloti, il debuttante Niccolò Canepa, al team spagnolo di Angel Nieto, che nel 2009 farà correre il rientrante Sete Gibernau, mentre Fausto Gresini, da anni proprietario di uno dei migliori team privati della categoria, chiede un intervento immediato dell'organizzatore per ridurre le spese. Secondo l'ex due volte campione del mondo della 125, bisogna subito sostituire i freni in carbonio con quelli in acciaio, abbassando così i costi da 300.000 a 50.000 euro, eliminare uno dei due «muletti», ovvero la seconda moto a disposizione dei piloti, e limitare le prestazioni dei motori.
Ipotesi e proposte interessanti, ma che non riguardano più la Kawasaki. Anche perché, come nel caso della Honda in F1, la crisi economica mondiale sembra una scusa colta al volo per coprire la mancanza assoluta di risultati, ben inferiori alle aspettative. Per la Kawasaki Heavy Industries le moto rappresentano una percentuale bassissima del fatturato e in Giappone ritengono insensato investire tanti soldi per lottare per le posizioni di rincalzo. Per il 2009, le prospettive sembravano più interessanti, perché la poco competitiva ZX-RR è stata ridisegnata completamente e, soprattutto, è stato ingaggiato un pilota di assoluto valore come Melandri. Ma, evidentemente, il 2008 non è l'anno di Marco, che dopo aver fallito miseramente con la Ducati campione del mondo, si ritrova a piedi quando ormai tutti i giochi sono fatti. Pur di continuare, l'ex campione del mondo della 250 è disposto a correre gratis e si è già offerto a Gresini, con il quale aveva corso dal 2005 al 2007 ed era in trattativa per il 2009.

Poi, però, un po' a sorpresa Marco aveva scelto la Kawasaki, allettato dalla possibilità di lavorare per una casa ufficiale piuttosto che per un team privato. Una scelta che adesso rischia di trasformarsi nella fine della sua carriera.

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