Elsa Airoldi
Dopo l'inseguimento delle bacchette, l'attesa del presidente, il fiato sospeso per il sovrintendente, il direttore artistico, l'addetto stampa
Dopo i tagli del Fus, nel bel mezzo dei giochi che esprimeranno il nuovo Cda e nella più totale assenza di un responsabile musicale, quello che interessa è come inizia, su tutti i fronti, la stagione della grande convalescente Scala.
Oggi il primo dei cinque sinfonici. I concerti Scala che replicano tre volte e sono tenuti dai professori del teatro, la stessa Filarmonica della Scala che ha anche una sua stagione a latere, totalmente indipendente. Le bacchette dei sinfonici ruotano attorno al nome portante di Lorin Maazel, cui si aggiungono quelli dell'eccellente Roberto Abbado e del collaudato Vladimir Jurowski. Ai tre noti si aggiungono Arild Remmereit, ormai conosciuto per essere stato, cronologicamente, il primo sostituto di Muti e aver appena concluso le recite degli Stvaletti, e il misterioso Kazushi Ono cui è dato l'onore e l'onere dell'inaugurazione.
Una stagione che dunque punta molto sulle new entry, due su cinque, contrariamente a quella della Filarmonica che, lunga il doppio e autogestita, si assicura i grandi nomi. Eletto il nuovo presidente nella figura di Cesare Rimini, l'avvocato che ha gestito e continua a gestire con autorevolezza e salomonica saggezza (pare la fotocopia del Padre Eterno, sarà un caso?) le vicende familiari della città, la Filarmonica renderà noto il suo cartellone venerdì.
Continua a non avere un direttore stabile ma ha ricavato una bella boccata d'ossigeno e d'entusiasmo dai napoleonici tour che l'hanno affrancata dal timore di passare il resto della vita in buca e suonare opere e balletti. Con Daniele Gatti, stabile al Comunale di Bologna, è stata a Istanbul, Taormina e Varsavia. Con Chailly, factotum di Lipsia e trascinatore di folle, semplicemente a Lucca. Ma per aprire alla grande in San Frediano le celebrazioni pucciniane, con tutto il mondo ad assistere e il trionfo finale. Come ai bei tempi. Insomma s'è rincuorata. E forse ha ricominciato a inseguire quello smalto che ne faceva fino a poco fa una delle top ten del sinfonismo mondiale.
Adesso a Ernesto Schiavi e ai suoi tocca la bacchetta di Kazushi. Un quarantenne giapponese che ha preso il posto di Antonio Pappano alla Monnaie di Bruxelles e vanta anche legami col nostro Paese. Per il primo premio 1987 al Concorso Toscanini e per esser stato assistente di Delman alla Rai di Milano (quando c'era). Del resto è uno dei nomi ai quali Chailly, ancora e ancora Chailly, aveva pensato per il nuovo corso della Verdi. E sul quale evidentemente Lissner direttore artistico punta per la sua era.
Tempi nuovi, che rispettano il dna delle istituzioni ma aggiungono un tocco di diversità. Proposte giovani, fatte di artisti giovani e musiche volentieri appena nate. Come capita alla Parigi di Mortier, come, tra un anno, alla roccaforte Salisburgo, in mano a Markus Hinterhäuser nuovo Concertdirektor e amico e già collaboratore del nostro Lissner.
Quanto al repertorio, Kazushi Ono (che vanta tra l'altro la prima assoluta di Ballata di Luca Francesconi, e poi tanto misterioso non è dal momento che il curriculum lo dice eclettico e superattivo), reduce da una trionfale Elektra e una altrettanta brillante Frau ohne Schatten, sta incanalando il suo interesse verso il repertorio fine Otto primi Novecento.
Che significa appunto Strauss e Mahler. L'autore sui leggii del Piermarini stasera, con repliche mercoledì e giovedì. Di Mahler viene eseguita la Settima Sinfonia.
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