«Il killer di papà? Libero e protetto in Moldavia»

«Ieri sera mi hanno preso. Mi hanno preso e mi hanno lasciato andare via. Mi hanno portato lì, ma appena hanno fatto una chiamata mi hanno lasciato andare via». È la breve parentesi in un carcere della Moldavia di Vasile Coceban, accusato di essere uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Marzio Colturani, il ginecologo ucciso al termine di una rapina nella sua abitazione di via Comerio il 13 novembre del 2007. Per l’autorità giudiziaria italiana, Vasile è latitante. Eppure, ammanettato da «quel Vitalie, il poliziotto del settore. È venuto con tanti uomini e con 5-6 macchine, con le armi per prendermi». Un blitz rapido tanto quanto il suo rilascio. Coceban racconta la sua breve detenzione al telefono. È il 29 marzo dell’anno scorso. Gli investigatori sono in ascolto.
Vasile Coceban è il quinto uomo della banda che ha assassinato Colturani. L’unico ad essere sfuggito alla cattura e al processo in corso. La sua è una latitanza dorata, fatta di affari e protezioni. Le richieste di arresto inoltrate dalla Procura alle autorità della Repubblica di Moldavia - dove Vasile si trova, al riparo dal mandato di cattura europeo firmato dal pm Bruna Albertini - sono cadute nel vuoto. Così, nel giorno in cui in un’aula del tribunale milanese si celebra un’udienza del dibattimento che lo vede come imputato «fantasma», i figli di Marzio Colturani denunciano: «Siamo frustrati nella nostra volontà di giustizia. L’assassino di nostro padre vive tranquillamente nel suo Paese, dove gode di una protezione, che probabilmente si è comprato coi proventi della rapina». Matteo e Luca Colturani spiegano che «ben tre richieste d’arresto» sono state respinte dai giudici moldavi, «anche per cavilli formali». «Ci hanno risposto che era irreperibile - insistono i figli della vittima - quando invece i carabinieri, che hanno potuto intercettarlo fino a otto mesi fa, lo hanno sempre trovato in casa nella sua cittadina dove viveva tranquillamente». Il pm Albertini ha chiesto e ottenuto che fosse aperto un procedimento penale a suo carico da parte delle autorità della Moldavia. «La Procura sta facendo il possibile - spiegano ancora Matteo e Luca - ma anche se dovesse essere arrestato, sarebbe difficile estradarlo perché manca un accordo bilaterale tra i due Paesi e per questo confidiamo anche in un appoggio e un interessamento delle nostre autorità politiche».
Nel frattempo, Vasile Coceban pensa agli affari. Il 30 dicembre di due anni fa, a poco di un mese dall’omicidio, è impegnato a piazzare la refurtiva. Ancora una volta, ne parla al telefono. Mentre i carabinieri ascoltano. «Qui c’è tutto - dice a un compratore ucraino - ci sono cinque orologi di cui tre Rolex e due Cartier». Tutto ha un prezzo al mercato nero. «Qui in Moldavia - spiega al compratore un intermediario a cui Vasile ha passato il cellulare - ha un uomo che gli dà per i metalli preziosi “usati” 22 dollari al grammo. Posso dargli 3mila dollari per due orologi. E i brillantini?».

«Dai brillantini non si ricava niente - ribatte l’ucraino - ti dico che è tutta roba antica». E la roba antica, per i ricettatori, ha poco valore. Vasile Coceban dovrà trattare con qualcun altro per arricchirsi con i gioielli della moglie di Colturani.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica