L'entusiasmo di 1.500 persone nel soleggiato pomeriggio di Bogliasco, accompagna la prima sgambata della nuova Sampdoria. Tre giorni calcando il Mugnaini per conoscersi al meglio, per trovare l'amalgama prima di partire per il ritiro di Moena. «È una preparazione alla preparazione - racconta il neo tecnico doriano, la più grande delle tante novità blucerchiate -. Lo detto a tutti i ragazzi, io li conosco poco e, questi giorni devono servire per fare gruppo e rompere la timidezza che può esserci tra di noi».
A togliere il rossore dalle guance dei tanti volti nuovi, ci ha già pensato il calore del pubblico blucerchiato che ha accolto l'arrivo del pullman della squadra con fumogeni e cori. Tanti anche gli striscioni intorno al campo, una grande risposta che fa il paio con i 12.000 abbonamenti staccati fino ad oggi, «un motivo di grande orgoglio per tutti noi- racconta Marotta- che ci deve stimolare a dare il massimo. Parlo per la società ma vale anche per i giocatori». Mazzarri è il primo sul campo, entusiasta della nuova piazza: «Sto cominciando ad assaporare Genova e la realtà sampdoriana: non vedo l'ora di inziare».
L'allenatore dei doriani, reduce dalla salvezza miracolosa con la Reggina vuole imporre la mentalità di quella squadra anche alla Samp, «perché fa parte della mia personalità. Interpreto il mio lavoro con quello che sono e mi piace trasmettere la mia passione ai giocatori che alleno». Quello costruito la scorsa stagione è stato un progetto realizzato domenica dopo domenica: «Abbiamo imparato una gara per volta dagli errori commessi- commenta -. Anche dopo gare giocate su grandi livelli: bisogna correggersi per raggiungere qualcosa in più, ogni volta». Si parte con l'Intertoto: «Un peso? No assolutamente, la società ci tiene e noi abbiamo l'ambizione di giocare la coppa Uefa. Da un certo punto di vista - prosegue il tecnico - mi sento avvantaggiato, iniziando prima degli altri ho più tempo per conoscere i miei ragazzi». Poche pretese dal mercato ma idee chiare, «non scendo nel merito delle operazioni della società - spiega -. Ho chiesto alla società di coprire certi ruoli e ho avuto garanzie. Mancano un trequartista ed un attaccante? Sì, lo ha detto anche Marotta. Ma non ho fretta, voglio vedere di questi 28 chi mi darà garanzie e chi no. Chiedo una rosa di 22 elementi, vorrei 18 a comporre lo zoccolo duro, altri 4 giovani che possano essere validi sostituti».
Una rivoluzione che ha risparmiato solo due della vecchia guardia: Sergio Volpi e Angelo Palombo, quest'ultimo diventato ormai il nuovo uomo simbolo della Sampdoria: «La figura del veterano mi si addice - ironizza Palombo -. Sono pronto a prendermi le mie responsabilità. Io e Volpi siamo al sesto anno con questa maglia e sono contento della stima che la società e il pubblico hanno nei miei confronti». Cambia anche il tecnico, Palombo orfano di Novellino, dovrà misurarsi con un altro modulo, «ma non è un handicap - spiega -. Anzi è un arricchimento per un giocatore potersi misurare con nuove tecniche di gioco». Lo volevano tanti grandi club, ma la Sampdoria lo ha blindato: «Ne sono fiero. Le cose si fanno in due, non avevo nessuna voglia di lasciare la Sampdoria». La piazza sta già rispondendo con gli abbonamenti, ora tocca alla squadra, «nessuna promessa visto che gli ultimi due anni abbiamo promesso e non mantenuto. Ci sarà tanto impegno per una piazza che, a volte, è troppo tranquilla. Il derby? Tre fatti e tre vinti. Sarà un incubo per i tifosi per noi è uno stimolo in più».
Si rivede una faccia conosciuta, quella di Claudio Bellucci, «cercavo di tornare da 2 anni- svela l'attaccante -, ma il Bologna non mi mollava.
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