L’Abi e l’usura che va in spiaggia

Le ferie sono sacre. Quelle estive in particolare. Deve essere questa la ragione per cui all’Abi, la Confindustria del credito, hanno tenuto chiuso nel cassetto un importante decreto del ministero del Tesoro sull’usura. Una sfilza di regole che le banche sono obbligate a rispettare nel calcolare i tassi di interesse per evitare di farli diventare usurai. Roba da niente, insomma.
La novità più importante dice che i tassi medi possono essere aumentati al massimo del 50%, un passo in più e si passa da mediatori creditizi a cravattari. Quel decreto porta la data del 21 giugno. Ma all’Abi hanno ritenuto opportuno spedirlo alle associate solo il 1° settembre, perché evidentemente fino al 31 agosto erano tutti in spiaggia. Anche se il decreto era entrato in vigore già da un paio di mesi. Un arco di tempo piuttosto significativo (60 giorni) nel quale i rischi maggiori li hanno corsi i clienti, ai quali, forse, sono stati inconsapevolmente applicati interessi oltre la soglia consentita per legge.


L’Associazione bancaria, poi, dimenticando il ritardo, torna diligente e ricorda agli istituti di «porre attenzione al momento nel quale viene effettuato il raffronto tra il tasso effettivo globale applicato nei rapporti con la clientela e il cosiddetto tasso soglia».

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