RomaSi deve votare prima del 2013, quella data «mi sembra troppo lontana». Umberto Bossi minimizza i malumori interni al Pdl sul caso Tremonti, ieri in Transatlantico accusava i giornalisti di avere «sempre in mente il dramma». E di certo non si rischia la crisi di governo sul nome del nuovo governatore della Banca dItalia. Il leader della Lega è insomma un muro di gomma quando gli si rivolgono certe domande, ancora di più se le perplessità riguardano i dissapori che covano in seno alla Lega. La base non è contenta? «Non lo so, non mi pare». E la rivalità con Bobo Maroni? «Siamo amici da troppi anni». Lo scontro Berlusconi Tremonti? «Ma no, sono cose che si superano». Il capo leghista sembra giocare il ruolo del perfetto tessitore fedele, appiana anche le battute. «Forza gnocca» come nome del prossimo Pdl? «Siete invidiosi», replica agile senza scivolare nei tranelli.
Ma nello stesso tempo ha le idee chiare, Bossi, sulle prossime tappe di politica interna: prima si faccia la legge elettorale, poi si vada alle urne. Non si possono aspettare due anni, fino al 2013. Non è possibile votare prestissimo, perché prima è necessaria la riforma, ma di certo la chiamata ai seggi scatterà prima della scadenza naturale: «un po dopo» la primavera. E sul totonomine di via Nazionale, secondo Bossi a Vittorio Grilli, il candidato tremontiano, bisogna «fare spazio», perché «è il più bravo dEuropa nel suo campo» e «sarebbe un errore perderlo». Se non gli si concede il ruolo che merita «va via dallItalia». Promosso quindi luomo di Tremonti, se non era già chiaro prima, bocciato il candidato del Pdl Saccomanni, esplicitamente: «Saccomanni non mi piace, Grilli è il migliore in circolazione: io punto su di lui», ha aggiunto il Senatur, che però già in mattinata proponeva di «trovare una via», ipotesi che in serata in effetti sarebbe comparsa, con il nuovo nome di Giuliano Amato come possibile soluzione che non scontenti nessuno.
«Oggi non abbiamo parlato neppure lontanamente di elezioni anticipate ma si è parlato molto invece di quello che si deve fare per leconomia», ha chiarito il capogruppo del Pdl alla camera Fabrizio Cicchitto in riferimento alle parole di Bossi. Parole che nel Pdl sono state commentate con un prudente «no comment»: «Serve un azione di stimolo forte per la crescita e non per le elezioni», ha convenuto anche Maurizio Gasparri dal Senato. Ma il caso non sembra chiuso per Bossi e lo ha anche motivato: «È difficile spennare la gente e poi farsi votare. Meglio andare al voto prima».
Limpressione è che molto dellatteggiamento del ministro delle Riforme dipenda dal decreto di sviluppo in corso di ritocco. Su questo argomento infatti il Senatùr è cauto: «Aspettiamo di vedere tutto il decreto, poi discutiamo». Più risorse per le piccole e medie imprese del nord, fulcro dellelettorato leghista, devono saltare fuori, si ragiona nel Carroccio. E questo che aspetta il capo.
Ieri Bossi ha risposto anche al presidente della Repubblica, a difesa della Padania, e ad alcune indiscrezioni di stampa su un ruolo molto attivo della moglie Manuela Marrone nel partito, in difesa piena della consorte. «La Padania è una Nazione stimata e conosciuta in tutto il mondo - ha detto il capo leghista in riferimento al la Padania non esiste di Napolitano - LItalia sta in piedi perché cè la Padania che pompa i soldi, altrimenti cadrebbe». E poi, per rimanere in tema, ha commentato con un: «ottima scelta, Marchionne ha capito che a Roma non si fa nulla» la decisione della Fiat di uscire da Confindustria.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.