Pier Francesco Borgia
Lo spettacolo dal vivo a Roma e nel Lazio gode di buona salute. Almeno stando ai numeri della stagione appena conclusa. È lo stesso Giornale dello Spettacolo a fornire, nel suo ultimo numero, dati confortanti. Nella classifica dei teatri più frequentati, ad esempio, il Sistina e il Brancaccio si piazzano con onore al secondo e terzo posto, rispettivamente con 210mila e 179mila spettatori che si sono goduti gli spettacoli offerti nei cartelloni 2005-2006. Tra i primi cinque teatro italiani anche lEliseo che ha chiuso la stagione con la ragguardevole cifra di 139mila spettatori. Dati confortanti, dunque, che si vanno ad aggiungere ad altri «sintomi» positivi come laumento del 35 per cento dei biglietti venduti nel Lazio, grazie anche alla nuova iniziativa del Last Minute ideata dallAgis Lazio. «Una strategia che ha premiato soprattutto i piccoli teatri - spiega Pietro Longhi, attore, esercente con il neonato teatro Italia e presidente della sezione laziale dellAgis -. Una rivoluzione che ha consentito a molti, soprattutto giovani, di godersi spettacoli teatrali a prezzi ridotti».
Una politica «aggressiva», dunque, che mira a ridurre i danni di una cultura del divertimento che in questi ultimi lustri sta lentamente, ma inesorabilmente, minando le basi del settore dello spettacolo dal vivo. Aspettando che gli enti locali facciano la loro parte, lAgis Lazio ha già messo in cantiere una serie di iniziative che mirano a promuovere al massimo lofferta di spettacoli a Roma. Dai già citati «last minute» (che a differenza di quanto previsto, ha premiato soprattutto le piccole sale), allistituzione di un call center per gli ospiti degli alberghi romani. Un centralino telefonico attraverso il quale prenotare, comprare e farsi recapitare direttamente in albergo i biglietti per gli spettacoli. Nella stessa direzione vanno poi i botteghini aperti negli atenei romani per consentire agli studenti di prendere i biglietti degli eventi senza laggiunta della prevendita. Insomma, la guerra al degrado culturale è avviata e, stando almeno ai primi risultati ottenuti questanno, sulla buona strada per un sicuro successo. «Certo - aggiunge Longhi - se il Comune e la Regione si impegnassero di più nella promozione e nel sostegno finanziario, le cose andrebbero meglio». Insomma, il paradosso più vistoso, riguarda il duo Marrazzo-Veltroni. Al di là dei facili slogan e dei grandi eventi di massa, sono proprio il diessino e lex anchorman televisivo a nicchiare quando si tratta di sostenere la politica culturale del territorio. Quella, si badi bene, non legata al grande evento, bensì ad emancipare culturalmente il pubblico con un offerta di spettacoli di livello proposti in quel network di teatri, sale da concerto, arene che lungo tutto lanno cercano di fornire un adeguato strumento di evasione.
«È un fatto - ricorda il presidente dellAgis Lazio - che il Comune privilegi le istituzioni proprie, come lAuditorium Parco della Musica, il teatro dellOpera, il teatro Argentina, la Casa del Jazz, quella dei Teatri e quella del Cinema. Al di là dellente lirico e dello stabile capitolino, però, si tratta di luoghi dove si privilegiano i singoli eventi a scapito di una programmazione lunga e cadenzata, lunica capace di fidelizzare il pubblico e di affinarne i gusti e le esigenze culturali». I 45 teatri della Capitale, insomma, non ricevono un euro dal Comune. «Oltre il danno la beffa - aggiunge amaro Longhi - visto che poi con i soldi delle tasse che siamo costretti a pagare gli enti locali e il Comune soprattutto finiscono per finanziare spettacoli che fanno diretta concorrenza alle nostre sale». La politica culturale capitolina, sembra di capire, privilegia levento anche perché ha maggiori potenzialità mediatiche. Insomma è più facile far parlare di un grande concerto gratuito a Piazza di Siena o a Piazza del Popolo piuttosto che del coerente, costante e professionalmente valido lavoro viene condotto nelle sale teatrali. Ed è proprio per combattere (o almeno per correggere) questa tendenza delle amministrazioni locali che lAgis Lazio ha inviato il mese scorso una lettera al presidente della Regione Piero Marrazzo esortandolo ad aiutare la creazione di un sistema-Lazio che ricalchi il modello Roma. Un modello che riesce soltanto indirettamente, però, a beneficiare dellinfluenza offerta dalla debordante politica dellevento culturale. «Nel sistema romano - conclude Longhi - si privilegiano realtà periferiche con forte vocazione alla sperimentazione e alla ricerca.
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