Berlino potrebbe non essere stato il capolinea iridato della carriera di Zidane, né la testata a Materazzi l'ultimo atto. Zizou infatti ha avuto un approccio con la federcalcio algerina per guidare la nazionale ai mondiali sudafricani alla luce delle probabili dimissioni dell'attuale ct Rabah Saadane, allettato dalle offerte transalpine del Le Mans.
Saadane, in carica dall'ottobre del 2007, e artefice della qualificazione in Sudafrica a spese del favoritissimo Egitto, si è costruito una popolarità che ha attraversato il Maghreb per giungere in Francia. Il Le Mans, in crisi di risultati, è disposto a sottoporgli un contratto da 60mila euro al mese. Non sarebbero tanto i soldi a spingere l'algerino a una scelta drastica, quanto il desiderio del riscatto sociale di un africano che viene chiamato ad allenare in Francia, quando solitamente accade l'esatto opposto.
La notizia sta creando fermento e una giustificata preoccupazione ad Algeri: il presidente federale Mohamed Raouraoua ha spiegato senza troppi giri di parole che nel caso di un improvviso cambio di rotta l'uomo giusto sarebbe Zidane, definito «un figlio della nostra terra». Parole cariche di affetto, ma anche di adulazione, per un'icona che nei giorni dello spareggio mondiale con l'Egitto in Sudan era stato invitato ad assistere alla gara di Omdurman per infondere coraggio a una squadra che non prendeva parte a un mondiale dal 1986 in Messico.
Quello tra Zidane e l'Algeria è un rapporto tormentato di amore e odio che risale addirittura al 1992. L'allora commissario tecnico Abdelhamid Kermali decise di convocare per uno stage un giovane e promettente fantasista in forza al Cannes, nato a Marsiglia da genitori di origine berbera che erano emigrati in Francia per fuggire alla sanguinosa guerra d'indipendenza, Zizou appunto, che all'epoca però era conosciuto con il suo secondo nome di battesimo arabo, Yazid. Dopo averlo visto all'opera Kermali pronunciò una frase che in Algeria ha quasi il suono di una maledizione «Avait des dizaines de Zidane».
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