L’allarme del Fmi: "Bruciati 30 milioni di posti"

Strauss-Kahn: «L’occupazione è la priorità numero uno, sono a rischio 400 milioni di lavoratori». In arrivo le nuove misure della Fed per l’economia Usa, ma il nodo delle elezioni mette a rischio la politica di Obama

L’allarme del Fmi: "Bruciati 30 milioni di posti"

Mai come in questa settimana il peso della politica è destinato a condizionare gli andamenti finanziari, di qua e di là dall’Oceano. Tutto parte dagli Stati Uniti, dove anche ieri, alla vigilia delle elezioni di Midterm, il dollaro è rimasto sotto pressione sui mercati valutari internazionali, scontando il sempre più probabile intervento della Federal Reserve sui titoli di Stato per ridare slancio all’economia a stelle e strisce. Priorità numero uno, l’occupazione, come ricorda, dal Forum internazionale dello sviluppo umano di Agadir, il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn: «Il mondo ha perso 30 milioni di posti di lavoro a causa della crisi mondiale, e le previsioni per i prossimi anni sono di 400 milioni di posti», dice. E lancia un appello drammatico: «Nel quadro della nuova mondializzazione, la prima priorità è l’occupazione, la seconda è l’occupazione e la terza è l’occupazione». Ma nell’agenda del numero uno del Fmi c’è anche la vigilanza del sistema finanziario internazionale. Strauss-Kahn rimarca, infatti, l’esigenza di «fare molto di più per quanto riguarda la vigilanza sul settore bancario. Si possono avere le migliori regole del mondo ma se non si vigila sulla loro attivazione, allora è tutto inutile».
Intanto, gli analisti si concentrano sulle mosse della Fed, che si riunirà oggi e domani, e si appresta ad avviare una delle operazioni più ambiziose e azzardate di questi ultimi mesi per spingere al ribasso i tassi di interesse a lungo termine: l’impegno ad acquistare i titoli di debito del governo, per un totale compreso - secondo le previsioni - tra i 500 e i 750 miliardi di dollari. E nelle stesse ore l’America sarà chiamata alle urne per quello che ormai appare come un «referendum» sullo stesso Barack Obama. Il rafforzamento dei repubblicani al Congresso - dato per certo dai sondaggi - renderà molto più difficile per il presidente mantenere le sue promesse elettorali: stimolare la ripresa senza affossare ulteriormente il bilancio federale, riuscendo nello stesso tempo a far cadere il tasso di disoccupazione.
Non a caso, l’economia è stata il cavallo di battaglia dei suoi avversari. E con i repubblicani più forti non sarà facile per Obama mantenere le riduzioni fiscali per la classe media, tassando solo chi guadagna più di 200mila dollari l’anno.
Lo yuan intanto continua a calare contro il biglietto verde, nonostante gli impegni presi all’ultimo G20, mentre, nei confronti della sterlina, il biglietto verde ha sfiorato i minimi da nove mesi a questa parte.

A spingere la valuta britannica sono le speculazioni secondo cui la Banca d’Inghilterra, che si riunirà giovedì - in concomitanza con la Bce -, non seguirà le orme della Fed e, alla luce dei buoni dati su Pil e attività manifatturiera, deciderà di non lanciare questa settimana un nuovo programma per sostenere l’economia d’Oltremanica.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica