da Roma
Ministro Ronchi perché gli irlandesi hanno detto no al Trattato di Lisbona?
«Questa bocciatura deve farci riflettere. Credo che il modello di Europa proposto sia stato rifiutato perché non lascia spazio ai sogni, alle speranze. Si tratta di una sconfitta è vero ma questa sconfitta riguarda un’Europa tecnocratica e burocratica. Noi da questa sconfitta possiamo ripartire per dare un volto diverso all’unione di tutti questi paesi, chiedendoci prima di tutto quale deve essere la missione dell’Europa oggi. La nostra è sicuramente quella di dare un’anima a quello che al momento alle popolazioni appare soltanto un insieme di norme».
Dare un’anima all’Europa. Come?
«Ricordo bene quando si volle escludere dalla Costituzione europea qualsiasi riferimento alle comuni radici cristiane. Ma se accantoniamo i nostri valori che cosa ci resta? C’è stato un tempo in cui la missione dell’Europa è stata quella di raggiungere la pace. E ora? Io credo che l’Italia possa avere un ruolo chiave per riportare in primo piano i valori della nostra tradizione. Si tratta di un modello culturale dentro al quale tutti: italiani, francesi, spagnoli, tedeschi possono riconoscersi e ritrovarsi».
Per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è giunto il momento delle scelte coraggiose. Il capo dello Stato invita a lasciare fuori dalla Ue chi minaccia di bloccarne il processo di costruzione.
«Napolitano dice parole alte che ci spingono a credere nell’idea che si possa continuare ed andare avanti nello spirito dell’Europa. Il governo italiano nel suo primo consiglio dei ministri ha preso l’impegno di ratificare il Trattato di Lisbona entro l’estate proprio perché ci sentiamo impegnati in questo processo del quale vogliamo essere anche protagonisti».
Il trattato di Lisbona è morto? Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso sostiene che la ratifica deve proseguire per gli altri paesi.
«È inutile negare che l’Europa rischia di fermarsi o comunque di procedere a due velocità. Non so ancora come procederanno Francia e Germania. Posso dire però che l’Italia intende riprendere il cammino dei nostri padri fondatori e ritrovare le ragioni culturali di questo percorso intrapreso tanti anni fa. Dobbiamo centrare i temi che interessino davvero i popoli: penso alla sicurezza, alla grande questione migratoria, all’ambiente. L’Europa astratta è stata sconfitta. Credo invece che quella concreta, fatta dalle persone, abbia grandi potenzialità».
Che cosa accadrebbe se fosse indetto un referendum pure in Italia?
«È inutile nasconderselo: questa Europa è lontana dal cuore della gente, che spesso addebita proprio all’ingresso in Europa le difficoltà che incontra. Ma questo accade perché non rappresenta un punto di riferimento valido proprio per l’assenza dei valori. È rimasta un’idea astratta».
La Lega, al contrario del Popolo della libertà, festeggia la bocciatura del Trattato da parte dell’Irlanda. È una posizione che imbarazza il governo?
«Quando abbiamo votato in consiglio dei ministri per ratificare il Trattato di Lisbona prima dell’estate il voto è stato unanime e questa dunque è la posizione compatta del governo. Se non ci fosse stata la bocciatura irlandese si andava avanti in questo direzione. Ora vedremo come muoverci. E comunque la posizione della Lega dimostra che dobbiamo ritrovare le ragioni di questa unione: un sogno comune da condividere altrimenti i popoli continueranno a vedere soltanto un insieme di norme fredde calate dall’alto».
Che cosa farà l’Italia?
«Credo sia nostro compito promuovere con tutti i paesi fondatori una riflessione ed un confronto sulle questioni concrete che interessano davvero le persone. L’unico modo per superare questa sconfitta è il recupero dei valori comuni per riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Altrimenti si va di nuovo a sbattere».
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