An, l’alternativa di valori e identità

Il «riformismo identitario» di Gianni Alemanno e il partito «on the road» di Andrea Augello. Due visioni diverse per il futuro di An nella capitale. Dopo settimane di confronto a distanza, di intrecciarsi di voci su un accordo unitario dell’ultima ora - che non ci sarà, salvo improbabili ribaltoni - ieri per i due grandi sfidanti (Sabrina Pampanini del «Blocco sociale» si è ritirata e sosterrà Augello) per la presidenza della federazione romana è scoccata l’ora del faccia a faccia finale. Teatro dell’avvenimento, il salone delle Fontane dell’Eur, dove alle 17 si è aperto il congresso cittadino. Prima le operazioni di rito, i saluti del vicesindaco Maria Pia Garavaglia e degli esponenti dell’Udc, Mario Baccini, e di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto («Veltroni è come Zelig: juventino, laziale e romanista, sovietico e antisovietico, cattolico, laico, francescano e anticlericale. È un’invenzione mediatica e noi dobbiamo essere l’ago che buca il pallone») quindi la relazione del candidato di maggioranza, Gianni Alemanno. Un discorso che nei contenuti ricalca molto il documento precongressuale («cambiare i codici della politica»): «Il veltronismo ha prodotto una città spaccata a metà. La nostra sfida è quella di proporre un’alternativa profonda basata sui valori, sull’identità. La mia non è una candidatura imposta dall’alto ma da una realtà consistente della base. Nonostante la sconfitta, alle ultime comunali abbiamo gettato un seme per il futuro, un primo tassello per tornare a crescere dopo anni di abbassamento del trend elettorale. Non credo che il percorso unitario troverà ostacoli e se mai dovesse nascere, la futura federazione della Cdl dovrà farlo attraverso una grande spinta movimentista». Infine un saluto a Francesco Storace (a sorpresa tra i presenti) che «domani (oggi, ndr) vincerà sicuramente la sua battaglia giudiziaria». Dopo Alemanno a salire sul podio è il «capitano coraggioso» (dal titolo del suo documento), Andrea Augello. E lo sfidante non si risparmia: «Questo non sarà un congresso vetrina, ma un’occasione per discutere di cose importanti e per scusarci per le nostre insufficienze. An deve ripensare il proprio modello organizzativo, che ruota sulla stessa classe dirigente di 14 anni fa. Dobbiamo ritrovare lo spirito “on the road” del ’97. Per questo, per superare il correntismo, mi sono battuto per la regionalizzazione del partito. Con la candidatura Alemanno, che ripropone il vecchio centralismo, questo processo conosce una battuta d’arresto e non ci consente di affrontare le nostre contraddizioni, in una città dove Veltroni ha sì addormentato ogni conflitto, ma ha anche raccontato l’idea di una grande metropoli legata alle capitali occidentali. Un tema su cui noi siamo in ritardo». Oggi altra giornata di relazioni, domani il voto.

Il senatore Domenico Gramazio anticipa i temi del suo intervento: «Uno schieramento dell’85 per cento, come quello che sostiene Alemanno, può lanciare su Roma un grande progetto politico rivolto alla gente, partendo da un’opposizione ferma in Campidoglio, Provincia e Regione».

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