L’ambientalismo fa le bizze più del tempo

Egregio Dott. Granzotto, mi riferisco alla lettera del Prof. Barale e alla sua risposta (anch’io mi fregio del titolo di Prof., in scienza dei metalli). Secondo me probabilmente ci stiamo avviando verso un periodo più caldo: un importante indizio in questo senso è che da più di un secolo i ghiacciai alpini si stanno ritirando. Mi pare però che i punti salienti siano altri, che spesso sono trascurati. 1) Alcune migliaia di anni fa e, più recentemente, nel medio evo vi sono stati periodi più caldi del presente, che la comunità scientifica denomina come periodi di «optimum climatico». Non capisco perché il periodo caldo che si presume in arrivo debba essere considerato una sventura. Per quanto mi risulta, nei passati periodi «caldi» l’Italia è sempre stata prospera, mentre durante la cosiddetta «piccola glaciazione», da cui stiamo ora uscendo, le estati fredde, i cattivi raccolti e la fame erano una realtà. A quel tempo i ghiacciai avanzavano seppellendo alpeggi e pascoli e si facevano processioni per invocarne l’arresto. 2) L’altro punto controverso è se il riscaldamento presunto sia causato dall’attività umana: i dati sono dubbi e, se non bastasse, la truffa perpetrata dagli «scienziati birichini» del Cru ne è la dimostrazione più evidente. Altro che birichini! Secondo me in campo scientifico si tratta dello scandalo più grave di tutti i tempi, soprattutto se si tiene conto delle ricadute politiche ed economiche di questa ignobile truffa.
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Pienamente d’accordo con lei, caro Baralis, su due delle sue tre affermazioni. Che quella perpetrata dal Cru, la Climatic Research Unit, sia la truffa più grave di tutti i tempi e svilisca la credibilità del mondo scientifico, non ci piove. Lo scandalo è che sia il Cru, sia il Panel dell’Onu sui mutamenti climatici e sia quel pirlacchione di Al Gore non ne abbiano fatto cenno, recitando un doveroso e poderoso mea culpa. Concordo con lei anche sui benefici di un clima caldo, di quei due gradi in più vaticinati dal e dai pirlacchioni. In fondo quando fa caldo è, nel sentire comune, «la bella stagione», quella che piace, quella che ci rende felici. Ben venga, dunque, anche se il professor Barale sostiene che i mutamenti climatici provocati dall’uomo si tradurranno sì in un aumento delle temperature, ma in Europa invece di far caldo farà freddo per via della Corrente del Golfo e di altri fenomeni naturali che perderanno il loro potere termico. Se davvero fosse così, quello che ci tirerebbe la natura sarebbe proprio uno scherzo da preti. Però, siccome la natura «non facit saltus» secondo me non «facit» neanche «facetiaes».
Dove non mi trova d’accordo, caro Baralis, è nel ritenere che stiamo sicuramente avviandoci verso un periodo più caldo. O meglio, nel dedurre l’andamento climatico dal fatto che da più di un secolo i ghiacciai alpini si stanno ritirando. Ma è davvero così? Altri studi, altre misurazioni attesterebbero che i ghiacciai godono ottima salute, però chi si fida, dopo la truffa del Cru, dei dati «scientifici»? E poi, come la metteremmo con la teoria, impeccabile, logica, del professor Barale? Se la temperatura fosse davvero in aumento i ghiacciai dovrebbero rimpolparsi, non squagliarsi. Mah, ’sti scienziati... Io ricordo perfettamente che una trentina d’anni fa si titolava sull’incipiente «piccola glaciazione», annunciata dagli stessi circoli scientifici che oggi prefigurano la desertificazione del pianeta.

È pensabile che l’andamento climatico abbia svolte così repentine? Ci sarebbe da riderne sopra, caro Baralis, se alle mattane ambientaliste non s’accompagnassero, come lei giustamente ricorda, le ricadute economiche. Mica bruscolini: se dessimo retta al pirlacchione Gore e rispettassimo Protocollo di Kyoto, 21mila miliardi di dollari sull’unghia. Tanto per cominciare.

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