Caro Granzotto, è da settimane che piove e fa freddo. Stando ad Al Gore e a Pecoraro Scanio, a maggio avremmo dovuto avere 40 gradi, fiumi in secca, calotte polari sciolte, livello del mare più alto e parte dellumanità al camposanto per il caldo. Avevo ordinato un condizionatore, penso di disdirlo e prendere un paio di stufe. Sono però contento per gli orsi polari: non moriranno più annegati, come si dava per certo nel film dellex presidente americano che chissà se dirà: «Sorry, ho raccontato un mucchio di storie?».
Vuole scherzare, caro Tommasi? Quelli insistono, pronti anche a sfidare il ridicolo. Forse avrà letto che recentemente i climatologi hanno concordemente preso atto di un lento ma progressivo raffreddamento del pianeta. Essendo il risultato di rilevamenti molto accurati, di rapporti scientifici inoppugnabili e non di fantasiose proiezioni matematiche, gli ambientalisti e gli «esperti» dellIpcc, lorganismo dellOnu incaricato di vegliare sui mutamenti climatici, non se la sono sentita di smentire quei dati. Però, non volendo nemmeno smentir10,629e se stessi, se ne sono usciti con questa trovata: sì, il clima globale tende al fresco, ma ciò non contraddice lallarme per il «global warming»: quello al quale stiamo assistendo è sempre un riscaldamento globale, però più freddo. Mica male, eh? È stato proprio Stephen Schneider, guru indiscusso dei telebani ambientalisti e superconsulente dellOnu per i problemi del cambiamento climatico, insomma, un pezzo da novanta, a illustrare quale debba essere lazione dei catastrofisti: «Dobbiamo garantirci un vasto supporto di base e catturare limmaginazione del pubblico, il che implica unamplissima copertura mediatica. Quindi dobbiamo presentare scenari spaventosi, fare dichiarazioni semplicistiche ma drammatiche tralasciando di citare i dubbi che potremmo avere».
Dubbi che oramai sono divenute certezze scientifiche: primo, il fenomeno del riscaldamento globale, così come prefigurato dagli Schneider, dagli Al Gore, dallarmata Brancaleone dellIpcc e, per volare raso terra, dai Pecorariscani, non sussiste. Secondo, le variazioni climatiche non possono in alcun modo essere attribuite allattività umana. Questultimo punto è stato recentemente riaffermato, in un documento comune, da 32mila scienziati dogni nazionalità. Scienziati, non «esperti». Inutile quindi che il simpatico Fulco Pratesi, preoccupato della propria «impronta ecologica», si lavi, come ha orgogliosamente ammesso, solo ogni due settimane, non tiri lo sciacquone che una volta al mese e si cambi la biancheria intima a Pasqua e a Natale. Non cè bisogno di fare questi sacrifici (che poi, a dover scontare, sono le persone che Pratesi frequenta). Ma lei crede, caro Tommasi, che ciò induca lambientalismo apocalittico a rivedere le proprie posizioni? Manco pa a capa. Né lambientalismo apocalittico, né il suo belante gregge al seguito. È di pochi giorni fa una piccata presa di posizione degli europarlamentari i quali, con unapposita relazione approvata a furore daula, fanno sapere che «le origini umane del riscaldamento della terra sono appurate».
Lambientalismo talebano è finito nel ridicolo
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