Politica

L’angoscia di Napolitano: ora si rischia una catastrofe

da Roma

C’è il sole e c’è pure un allegro gruppo di studenti nei giardini del Quirinale, ma Giorgio Napolitano non sembra proprio dell’umore giusto. «Sono molto angosciato - confessa - come presidente della Repubblica e come napoletano vivo la situazione dei rifiuti con grande sgomento». In Campania, tra mille difficoltà di vario genere, lo Stato sta affrontando una partita decisiva. Per vincerla, spiega Napolitano, serve l’aiuto di tutti, dalle autorità locali, ai cittadini che bloccano le discariche, dai sindaci che guidano la protesta, fino ai giudici che, sia pur involontariamente, stanno intralciando il tentativo di rimettere in moto la macchina: «La cosa peggiore è lasciare accumulare la spazzatura, lasciarla marcire e fare la follia di incendiarla». Non è il momento di essere egoisti. «Bisogna sostenere gli sforzi per superare l’emergenza e non chiudersi in una visione ristretta. Se tutti dicono “i rifiuti non portateli sotto casa mia ma da un’altra parte”, ci sarà una catastrofe».
Un appello accorato, quasi disperato. Martedì, ricevendo i rappresentanti delle province, il capo dello Stato ha detto di vivere il problema come «un assillo» e ha invitato a «non cedere alle pressioni localistiche». Adesso, come seguendo un grafico della febbre, parla di «angoscia», di «sgomento», di «catastrofe». Ce l’ha con chi soffia sulla rivolta e ce l’ha pure con l’inchiesta della magistratura che, come ha detto Bertolaso, sta provocando problemi. Parole simili le aveva usate mercoledì sera, dopo aver visto Gomorra al Quirinale insieme a Roberto Savianio e al regista Matteo Garrone. «Un film crudo e molto impressionante, girato su basi di documentazione ineccepibile, atti giudiziari e parlamentari. Resterà come Salvatore Giuliano e come Mani sulla città». Insomma, «è un segnale da cogliere» perché «la crisi dei rifiuti e il potere della camorra sono un bubbone così grande che non ci sarà mai sviluppo vero prima se non viene estirpato».
Dunque, occorre una svolta radicale. «Bisogna coltivare la speranza che in Campania accada quello che è successo in Sicilia, che ci sia contro i clan che muovono il traffico dei rifiuti tossici lo stesso impegno partecipato che si è messo nel denunciare il racket». Occorrono esempi e tutti devono fare qualcosa. «In questo la magistratura, penso al processo contro i Casalesi, e il comportamento della politica sono molto importanti per coinvolgere i cittadini».
Per troppo tempo, insiste il presidente, troppe persone non hanno guardato nelle direzione giusta. «Perché - si chiede - per tanti anni non c’è stata attenzione, non ci sono state rivolte contro le discariche dei rifiuti tossici? Dov’erano allora gli animatori delle proteste di oggi contro i siti che vuole aprire lo Stato?». Conclusione: «Ci vuole una crescita della coscienza ambientale, sia nelle scelte individuali che collettive. E serve una mobilitazione generale per le emergenze.

Il turismo è una ricchezza, ma non si può deturpare l’ambiente costruendo senza regole».

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