L’antiberlusconismo è la sconfitta del Pd

Alle spalle del Partito democratico vi è la fine della maggioranza Prodi, l’unica che poteva consentire alla sinistra di esistere (...)

(...) come alternativa di governo. Ma essa comportava fare maggioranza con una sinistra antagonista incapace di divenire alternativa politica in un Paese occidentale. E solo Prodi come «dossettiano» era in grado di unire la componente cattolica a quella di sinistra. Così gli eredi della Dc e del Pci, che si ponevano come fondamenti della conformità della politica alla Costituzione, venivano allontanati dal governo non solo come realtà ma anche come possibilità. Perché questa volta la vittoria del centrodestra non è effimera. Il sistema paese ha compreso che la maggioranza storica della Repubblica, l'alleanza tra cattolici di sinistra e postcomunisti, non è più la forza che garantisce il governo dello Stato.
Il grande cambiamento nel voto popolare con Berlusconi, che era già maturo nel ’94 e che si è prodotto nel ’96 e nel 2001, ha raggiunto nel 2008 il suo punto di svolta: quello di dare vita all’unica maggioranza possibile, pur non essendo un partito fondatore della Costituzione appartenente all'antifascismo storico.
Ci è voluto molto tempo perché una nuova maggioranza che non era quella di centrosinistra divenisse l'unica guida politica del Paese. È un cambiamento non solo della politica, ma della stessa realtà costituzionale della Repubblica. Il governo ha manifestato con gli atti la sua autorità. Ha mostrato di credere con le sue decisioni di capire il fatto nuovo.
La reazione di Veltroni al fatto Alitalia è lo smarrimento. Il successo della cordata italiana che dimostrava l'autorità di Berlusconi nel mondo dell'impresa e della finanza che non lo aveva mai legittimato, era ormai tale che gli industriali italiani entravano nella Cai garantita dall'autorità personale del presidente del Consiglio. Berlusconi non ha soltanto ottenuto il governo, ma ha anche preso il potere. Ora è ben noto che ciò che viene deciso nel nostro Paese ha per riferimento la maggioranza berlusconiana e che è essa a fissare l'agenda delle istituzioni e della politica. Berlusconi ha vinto non soltanto nel voto ma anche nel sistema, e la prova di questo fatto è l’ingresso di Marina Berlusconi in Mediobanca, il cuore della legittimità non solo finanziaria del Paese. Il governo di centrodestra non ha più bisogno dunque di essere legittimato dal concorso dell'opposizione alle sue leggi. È capace di definire la sua politica senza riferimento alla tradizione di centrosinistra che ha dominato la politica italiana.
La democrazia ha messo del tempo a determinarsi come forza nel sistema di potere, ma alla fine ci è riuscita.
Lo smarrimento di Veltroni lo conduce a paragonare Berlusconi a Putin, a scegliere la linea del giustizialismo e dell’antagonismo, cioè di forze estreme lontane dal centro che è il luogo di governo del Paese. Per l’uomo che ha causato la fine della maggioranza di sinistra di Prodi, la sola possibile, è una situazione difficile, tanto più che il partito non lo segue su questa strada che condurrebbe il Pd fuori dalla sua stessa tradizione e dal suo insediamento sociale. La manifestazione del Pd avviene in modo politicamente omologo a quella di Di Pietro. Ed è difficile motivare, se Berlusconi è come Putin, l’esistenza di due manifestazioni invece di una sola. Veltroni, che ha legato il suo nome a una linea di centro e di collaborazione con lo schieramento di centrodestra, sembra spinto fuori dalla strada che egli aveva disegnato candidandosi a leader del Partito democratico.

Trovare per il Pd una via di opposizione che non sia ancora l’antiberlusconismo è ormai essenziale per l'unità del partito stesso. Impresa difficile per una sinistra che non è più alternativa di governo.
Gianni Baget Bozzo
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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