Da Villa dEste, angolo di paradiso affacciato sul lago di Como, dove si è tenuto nel fine settimana lXI Forum Internazionale dellagricoltura e dellalimentazione è arrivato un annuncio «allarmante» da parte dellAntitrust: «La frutta è più cara al supermercato che al mercato. Il dato emerge da unindagine conoscitiva che evidenzia prezzi più alti per i prodotti ortofrutticoli». Ad annunciarlo nelle sale di un hotel da 500 euro a notte è stata Carla Rabitti Bedogni componente dellautorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Nata a Modena nel 39 è una donna dindubbia esperienza. Da una parte giurista e studiosa di diritto commerciale dallaltra madre di due figli e ora anche nonna. Ma, chissà, forse non troppo avvezza a spingere il carrello tra gli scaffali.
«Le autorità di concorrenza europee - ha affermato Rabitti Bedogni - hanno avuto un atteggiamento benevolo nei confronti della grande distribuzione organizzata laddove i risparmi di costo e la maggiore efficienza derivanti dagli acquisti centralizzati e dalle economie di scale venivano trasferiti a favore dei consumatori. Ma se emergesse che ci sono centrali di acquisto (cartelli ndr) da parte dei supermercati latteggiamento potrebbe cambiare».
Noi non sappiamo dove vada a fare la spesa la professoressa ma nel nostro piccolo siamo scesi in strada e abbiamo passato un freddo pomeriggio milanese a girare tra cassette di frutta e verdura. Quello che è emerso nella nostra micro indagine conoscitiva è diametralmente opposto.
Dopo aver visitato due mercati e tre supermercati possiamo dire che tra i cinque esaminati quelli che hanno i prezzi più alti sono regolarmente, sempre i mercati. Inoltre abbiamo anche visto che nei Super non ci sono prezzi omogenei bensì diversi da catena a catena. Apparentemente non cè traccia di cartelli anti concorrenziali.
Sarà sicuramente vero, come ha detto la Coldiretti, che il prezzo della frutta moltiplica di tre volte dal produttore al consumatore e che i ricarichi variano dal 77 sino al 294 per cento. È però anche vero che noi abbiamo esaminato mele e pomodori venduti in punti vendita che distano un paio di chilometri luno dallaltro e che per spendere meno bisogna evitare i mercati.
Certo alcune cose come gli ovoli da 95 euro al chilogrammo o i mirtillini della Toscana da 10 euro al chilo sono primizie dei migliori fruttivendoli di piazza Wagner e nei supermercati non si trovano neppure, quindi si potrebbe dire per assurdo che data lindisponibilità costano meno al mercato.
Se però torniamo con i piedi per terra e camminiamo nelle corsie del supermercato scopriamo che un kg di limoni costa 98 centesimi contro i 2 euro e 80 del mercato comunale di via Lorenteggio. Rino, lunico fruttivendolo rimasto a lavorarci, è sincero: «La qualità di alcuni supermercati non si discute - spiega - è che loro comprano quantitativi maggiori e riescono a essere concorrenziali. Infatti prima qui eravamo in tre ed ora sono solo». Un melograno al mercato costa due euro e mezzo al supermarket 2,85, però al chilogrammo grazie a uno sconto di giornata del 20%.
Anche in piazza Wagner sono sinceri. «Quando ci sono cartelli che riportano la scritta 20, 30 o anche 40% in meno nei supermercati non vuol dire che i prodotti sono di qualità inferiore o vicini alla scadenza - spiega un fruttivendolo del mercato comunale - ma semplicemente che la Grande Distribuzione è riuscita a spuntare un prezzo migliore del solito». E così sul cartellino dei finocchi viene barrata la cifra 1,59 euro e di fianco al -40% è scritto 0,95 al chilogrammo. Una bella differenza dai tre euro e mezzo chiesti sulla bancarella.
Certo nel Super ti devi mettere i guanti in lattice e devi pesarti la merce da solo.
mario.cucchi@ilgiornale.it
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