L’Antitrust ama le bancarelle ma il supermarket costa meno

DIVARIO Su alcuni prodotti nella grande distribuzione si spende il 70 per cento in meno

L’Antitrust ama le bancarelle ma il supermarket costa meno

Da Villa d’Este, angolo di paradiso affacciato sul lago di Como, dove si è tenuto nel fine settimana l’XI Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione è arrivato un annuncio «allarmante» da parte dell’Antitrust: «La frutta è più cara al supermercato che al mercato. Il dato emerge da un’indagine conoscitiva che evidenzia prezzi più alti per i prodotti ortofrutticoli». Ad annunciarlo nelle sale di un hotel da 500 euro a notte è stata Carla Rabitti Bedogni componente dell’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Nata a Modena nel ’39 è una donna d’indubbia esperienza. Da una parte giurista e studiosa di diritto commerciale dall’altra madre di due figli e ora anche nonna. Ma, chissà, forse non troppo avvezza a spingere il carrello tra gli scaffali.
«Le autorità di concorrenza europee - ha affermato Rabitti Bedogni - hanno avuto un atteggiamento “benevolo” nei confronti della grande distribuzione organizzata laddove i risparmi di costo e la maggiore efficienza derivanti dagli acquisti centralizzati e dalle economie di scale venivano trasferiti a favore dei consumatori. Ma se emergesse che ci sono centrali di acquisto (cartelli ndr) da parte dei supermercati l’atteggiamento potrebbe cambiare».
Noi non sappiamo dove vada a fare la spesa la professoressa ma nel nostro piccolo siamo scesi in strada e abbiamo passato un freddo pomeriggio milanese a girare tra cassette di frutta e verdura. Quello che è emerso nella nostra micro indagine conoscitiva è diametralmente opposto.
Dopo aver visitato due mercati e tre supermercati possiamo dire che tra i cinque esaminati quelli che hanno i prezzi più alti sono regolarmente, sempre i mercati. Inoltre abbiamo anche visto che nei Super non ci sono prezzi omogenei bensì diversi da catena a catena. Apparentemente non c’è traccia di cartelli anti concorrenziali.
Sarà sicuramente vero, come ha detto la Coldiretti, che il prezzo della frutta moltiplica di tre volte dal produttore al consumatore e che i ricarichi variano dal 77 sino al 294 per cento. È però anche vero che noi abbiamo esaminato mele e pomodori venduti in punti vendita che distano un paio di chilometri l’uno dall’altro e che per spendere meno bisogna evitare i mercati.
Certo alcune cose come gli ovoli da 95 euro al chilogrammo o i mirtillini della Toscana da 10 euro al chilo sono primizie dei migliori fruttivendoli di piazza Wagner e nei supermercati non si trovano neppure, quindi si potrebbe dire per assurdo che data l’indisponibilità costano meno al mercato.
Se però torniamo con i piedi per terra e camminiamo nelle corsie del supermercato scopriamo che un kg di limoni costa 98 centesimi contro i 2 euro e 80 del mercato comunale di via Lorenteggio. Rino, l’unico fruttivendolo rimasto a lavorarci, è sincero: «La qualità di alcuni supermercati non si discute - spiega - è che loro comprano quantitativi maggiori e riescono a essere concorrenziali. Infatti prima qui eravamo in tre ed ora sono solo». Un melograno al mercato costa due euro e mezzo al supermarket 2,85, però al chilogrammo grazie a uno sconto di giornata del 20%.
Anche in piazza Wagner sono sinceri. «Quando ci sono cartelli che riportano la scritta 20, 30 o anche 40% in meno nei supermercati non vuol dire che i prodotti sono di qualità inferiore o vicini alla scadenza - spiega un fruttivendolo del mercato comunale - ma semplicemente che la Grande Distribuzione è riuscita a spuntare un prezzo migliore del solito». E così sul cartellino dei finocchi viene barrata la cifra 1,59 euro e di fianco al -40% è scritto 0,95 al chilogrammo. Una bella differenza dai tre euro e mezzo chiesti sulla bancarella.
Certo nel Super ti devi mettere i guanti in lattice e devi pesarti la merce da solo.

Manca il rapporto umano, il consiglio prezioso e a volte, la merce del verduraio sottocasa sembra più buona. Però se si guarda solo al portafogli non c’è gara. Che ognuno si faccia i propri conti.
mario.cucchi@ilgiornale.it

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