L’Antitrust sblocca Unipol-Fonsai ma detta le condizioni a Premafin

L’Antitrust fa ripartire la macchina dell’integrazione Unipol-Fonsai. La decisione finale spetta al collegio che si riunisce questa mattina, ma l’Authority presieduta da Giovanni Pitruzzella è orientata a consentire alla holding Premafin di lanciare il previsto aumento di capitale così da assolvere alla priorità di rimediare ai margini Fonsai. L’Antitrust vuole però che l’aumento non sia «irreversibilmente» riservato a Unipol e anche i vertici Premafin avrebbero già chiesto alle banche creditrici di svincolare la ristruttrazione del debito dalla fusione con Bologna. In sostanza l’operazione deve essere eventualmente «aperta» al mercato, e quindi restano in gioco anche Sator e Palladio.
Sebbene l’idea iniziale fosse opposta, sarebbe sbloccata anche la definizione dei concambi Unipol-Fonsai. A ben disporre l’Autority, che vuole tenere in mano il dossier, sarebbe stata la disponibilità dimostrata dai gruppi aggregandi a incidere con rapidità sul perimetro del nuovo big delle polizze: ieri sono stati dal Garante sia Carlo Cimbri (Unipol) sia Piergiorgio Peluso (Fonsai) sia l’ad di Mediobanca Alberto Nagel. Bologna assumerà «i provvedimenti necessari a garantire il rispetto della concorrenza» sia cedendo uno o più brand del gruppo Fondiaria-Milano, sia sterilizzando i legami azionari con altri soggetti coinvolti nell’integrazione; in sostanza con Mediobanca. Nagel ha aggiunto di essere pronto «a sterilizzare e a vendere» ogni partecipazione in Fonsai e Unipol che derivasse dalla fusione.
Il problema è la massiccia presenza nel ramo Danni e Rc auto di Unipol-Fonsai: la soluzione migliore per accontentare l’Antitrust appare creare un ramo d’azienda ad hoc da mettere sul mercato, in cui far confluire Liguria Sasa (700 milioni di premi), la Previdente e alcuni gruppi di agenti, così da risolvere il nodo delle provincie dove l’aggregato risulterebbe egemone.

Resta però da capire a quanto ammonta la massa da cedere: Cimbri si è detto pronto a rinunciare a circa 1,3 miliardi di premi; secondo alcni analisti la cura dimagrante dovrà superare i 2,5 miliardi, considerando quanto imposto dall’Authority a Generali ai tempi di Toro.

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